Protagonisti di questa storia sono un designer, Teo Kay Kay, una prestigiosa maison de champagne, Francis Orban, un sommelier Le Zhang patron del ristorante BonWei di Milano, e naturalmente la grande sorella del nostro tempo, l’Intelligenza Artificiale. Insieme stanno mettendo una pietra angolare sul modo in cui il vino per antonomasia – lo champagne – viene concepito, prodotto, divulgato e soprattutto sul carico emozionale che appartiene da sempre a una delle più antiche e tradizionali bevute del settore enoico. Hanno cioè lanciato sul mercato Cyber Cuvée il primo champagne al mondo “AI powered”, disegnato con l’Intelligenza Artificiale.
L’idea è innovare attraverso l’uso della tecnologia un comparto che come pochi altri ha saputo finora resistere alle spinte della modernità, se non per l’evoluzione dei macchinari e attrezzature, pratiche in vigna e in cantina per preservarne la qualità e la territorialità. L’Intelligenza Artificiale, sotto la direzione artistica di Teo Kay Kay ha disegnato l’etichetta di questa nuova referenza, elaborato il nome, appunto Cyber Cuvée, e la strategia di marketing. Destinata al mercato italiano, e prodotta in quantità limitatissime (solo 480 bottiglie per questa prima uscita) si presenta come un gioiellino esclusivo, dedicato a pochi fortunati. Soprattutto perché la maison Orban, che è tra le più antiche e prestigiose realtà della Vallée de la Marne (a pochi chilometri dalla zona vocata per eccellenza allo champagne, che è Epernay) ha dedicato alla Cyber Cuvée le uve di un vigneto parcellare (cioè una precisa porzione all’interno di un appezzamento più ampio, che presenta particolari caratteristiche di eccellenza), composto da viti di Pinot Meunier oltre 60 anni che riposano sui lieviti per ben 84 mesi.
La Cyber Cuvée non vuole essere il capriccio di un momento, ma la prima referenza di un progetto più ampio. “Non è un progetto one-shot – spiega l’artista Teo KayKay – ma un vero e proprio brand, con l’idea a ogni edizione di cambiare le caratteristiche tecniche e le zone di produzione dello Champagne, così come il design della bottiglia e del packaging. Un brand che si sposa magnificamente con il concept di Bon Wei: tradizione filologica in cucina che diventa contemporaneità nel piatto. Come dico sempre, Bon Wei è un posto dove il tempo si ferma e dove appena posso mi piace andare a pranzo o a cena. Sono onorato che Bon Wei abbia supportato da subito il progetto Cyber Cuvée continuando così la nostra collaborazione!”.
Al di là del sicuro prestigio dell’etichetta e del suo contenuto, qualche interrogativo però questa operazione lo suscita. Ben vengano modernità e innovazione anche nel mondo del vino, che è cresciuto immensamente in questi ultimi anni, e sta dando voce a tante espressioni diverse, che sono indubbiamente una ricchezza. Dalla riscoperta degli autoctoni con il conseguente empowerment dei ‘piccoli’ vigneron rispetto alle grandi cantine da milioni di bottiglie, alle discussioni sugli interventismi o meno nei processi produttivi, al recepimento di esigenze anche salutistiche (le nuove bevande dealcolate ne sono un esempio). Ma siamo davvero sicuri che l’apporto dirompente e innovativo dell’Intelligenza Artificiale in questo campo non possa sposarsi con qualcosa di più che un’etichetta cyberpunk e il concetto di un “brand” di eccellenza per pochi, che – francamente – non ha niente di innovativo?