La storia racconta che Thomas Hanbury, dopo aver acquistato l’incantevole podere della famiglia Orengo situato alla Mortola di Sanremo, iniziò nel 1867 lo straordinario lavoro che avrebbe reso la sua proprietà uno dei giardini più famosi al mondo.
Alla trasformazione partecipò in maniera determinante il fratello Daniel Hanbury, che fornì le basi scientifiche per l’impianto di acclimatazione del giardino, il sogno che i due gentiluomini accarezzavano sin dalla giovinezza.
Le prime piante di rose vennero portate nell’autunno e provenivano dal giardino paterno,
Successivamente le piante furono fatte arrivare da Parigi, da Montpellier, da Kiev , anche grazie ai rapporti con scienziati, direttori di giardini botanici e commercianti di piante.
Già dai primi anni le collezioni di piante sudafricane, australiane e americane attirarono l’attenzione del mondo scientifico a livello internazionale.
Le piante dei giardini non venivano solo considerate nel loro aspetto vivaistico ed esotico, ma erano anche oggetto di ricerche farmacologiche e studiate per la loro importanza economica.
Nel 1868 divenne curatore dei giardini l’agronomo ed architetto del paesaggio Ludwig Winter.
L’area occupata dai giardini è caratterizzata da un substrato di calcari nummulitici, essi danno origine a un terreno difficile, compatto, facilmente erodibile dalle acque meteoriche e dai venti salmastri.
Specie come i Rododendri, le Camelie e le Azalee non amano questo tipo di terreno. E’ presente anche una limitata area a travertino, che origina un terreno sabbioso, ottimo per la coltivazione, ad esempio del genere MELA LEUCA.
La proprietà presentava una enorme ricchezza di microclimi derivati da diversità di esposizione alla luce e ai venti, dalla differente acclività e condizioni di umidità. I due fratelli Thomas e Daniel Hanbury
Insieme ad un loro prezioso collaboratore li seppero sfruttare al meglio, riconoscendo le condizioni più favorevoli alla crescita delle piante che desideravano coltivare.
Così tra il mare e l’antica strada romana, oltre al vecchio oliveto, collocarono l’agrumeto, l’orto e il roseto, riparati dalla salsedine da un muro di cinta rinnovato. La foresta australiana fu collocata sul dolce pendio soprastante la strada romana, mentre sotto la villa furono ancora coltivati agrumi. Ancora più in alto venne mantenuto l’oliveto mentre a ovest ed est furono curate le specie della macchia mediterranea. Lungo il rio Sorba, vennero collocate specie di ambienti umidi. Fu Winter poi a organizzare la manutenzione dei vivai, la raccolta dei semi e a formare il personale locale che doveva lavorare nei giardini.
Thomas, sposatosi nel 1868 con Chaterine Aldam Pease, dalla quale ebbe quattro figli, dal 1874 passò gli inverni alla Mortola. L’anno seguente, alla morte del fratello, Thomas rimase solo nell’organizzazione della gestione dei giardini. Nel 1907, alla sua morte, Giardini Hanbury erano una attiva, splendida e feconda realtà.
L’aspetto scientifico continuò ad essere coltivato grazie a rapporti con numerosissimi giardini e orti botanici di tutto il mondo, l’ospitalità di studenti della Scuola di Orticoltura promossa dai Kew Gardens, lo scambio di esemplari e semi, l’arricchimento con nuove specie provenienti dal Messico, dal Cile, dal Sud Africa, dall’India.
Durante la seconda guerra mondiale i Giardini, occupati prima dalle truppe italiane, poi da quelle tedesche, subirono gravissimi danni. Il 1944 fu l’anno nero della proprietà che venne bombardata, saccheggiata e, naturalmente, abbandonata. Nel 1945 la moglie del primogenito di Thomas, Dorothy, riuscì a ritornare e con soli venti giardinieri iniziò l’opera di ricostruzione, supportata dal secondo marito il reverendo Rutven Forbes. Ma l’opera risultò superiore alle forze economiche di Dorothy, che dopo diversi tentativi, infruttuosi, di trovare sostenitori della sua fatica, si risolse, per tutelare la proprietà da probabili speculazioni a chiedere aiuto, durante il IX Congresso internazionale di Botanica, tenutosi a Montreal nel 1959.
Grazie anche all’intervento dell’Istituto di Studi Liguri, nel 1960 Lady Dorothy, vendette allo Stato Italiano il complesso della Mortola. La ratificazione avvenne nel 1962 e i giardini vennero affidati all’Istituto di Studi Liguri.
I Giardini passarono in gestione al Ministero per i Beni Culturali e poi alla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria. Gli anni ’80 segnarono un periodo di riorganizzazione dei Giardini e di nuovi interventi volti a ristrutturare la proprietà: la Soprintendenza promosse il restauro della villa, iniziò alcuni interventi sugli altri edifici, recintò l’area, intervenne sull’impianto idrico ed elettrico, ricostruì muri di contenimento.
Nel 1983 fu conclusa la convenzione che affidava la gestione dei Giardini all’Università di Genova che però potè iniziare ad operare solo nel 1987, quando il documento fu ufficialmente trasmesso.
Con la Legge Regionale 31 del 2000, Regione Liguria ha istituito l’Area Protetta Regionale “Giardini botanici Hanbury” e nel 2002 la gestione universitaria, riconfermata anche dalla Legge Regionale, si è maggiormente organizzata con la costituzione di un Centro Universitario di Servizi. Oggi i 18 ettari di Giardini Hanbury stanno vivendo un periodo di vivace attività con l’attuazione di numerosissimi progetti che progressivamente stanno portando il complesso allo splendore architettonico e paesistico posseduto nell’800 e ad una valenza ed attività scientifica di livello internazionale.
Inoltre presso la villa dei giardini, vengono organizzati eventi di vario genere che spaziano dall’arte figurativa alla musica, il noto jazzista Marcus Miller e solo uno dei tanti personaggi che si sono esibiti in questo angolo di paradiso; i giardini Hambury.
Redazione Liguria DIGITRADIO ITALIANEWS
Franco Iannone