Nel Vangelo di Matteo è contenuta, in brevi e noti versetti, la lode commossa che Gesù rivolge al Padre Cosmico per aver rivelato ai più piccoli e non ai sapienti i misteri della vita. Pare incardinarsi a questa parte del racconto evangelico l’esperienza mistica vissuta esattamente il 4 giugno 1947 da una bambina che allora aveva 7 anni, Angela Volpini, e che nella località denominata Il Bocco su una montagna dell’Oltrepo pavese insieme ad altri bambini sorvegliava quel giorno il pascolo delle mucche. I bimbi erano seduti in cerchio e componevano mazzetti di fiori quando, improvvisamente, Angela si sentì prendere in braccio da dietro la schiena e, voltando il capo, vide una donna sconosciuta dal volto dolce e bellissimo, talmente bello da indurla ad un grido di meraviglia. Quella fu la prima apparizione di Maria, la madre di Gesù, che si ripetè per 80 volte, con alcune interruzioni preannunciate, il 4 di ogni mese fino al 4 giugno 1956. La Madonna era venuta ad indicare alla piccola e, attraverso di lei, agli esseri umani, la via della felicità sulla terra che consiste nell’essere se stessi e nello scegliere di amare. Questa esperienza straordinaria, oltre ad essere spiegata nei libri scritti da Angela Volpini con la radicalità e l’ampiezza di uno sforzo volto a mettere in parole l’estasi, è ora divenuta un film intitolato “Il Cielo è sulla Terra“, realizzato con la regia di Massimo Arvat e presentato lo scorso 27 aprile a Cinesello Balsamo a Villa Casati Stampa.
Luci sulla contemporaneità
Sono passati 75 anni e Angela Volpini ha custodito con determinazione e fermezza il proposito di diffondere il messaggio di Maria per una nuova umanità. Una determinazione che non solo abitava il cuore ma anche la ragione e intenzionalmente messa alla prova dall’impegno deciso e prescelto di ascoltare il prossimo, migliaia e migliaia di persone incontrate nello scorrere dei decenni, provenienti da ogni parte del mondo. Angela, insieme al sociologo Giovanni Prestini, ha fondato a Casanova Staffora (Pavia) l’ Associazione (oggi Fondazione) Novacana, centro culturale in cui il confronto è sempre stato il canone dialogico libero da condizionamenti politico-ideologici, sociali, etnici, religiosi. Di questo dà conto il film “Il Cielo è sulla Terra” mostrandoci, oltre agli inserti originali dei cinegiornali che riprendevano la bambina considerata la “Bernardette italiana”, anche la realtà di Novacana raggiunta dai fermenti del Sessantotto, della contestazione non solo giovanile ma anche ecclesiale e, soprattutto, raccontandoci la vita di una donna che è una parabola culturale che interseca tutto il Novecento. Angela fu presentata a Togliatti poichè si riteneva che la sua visione spirituale potesse rappresentare un ponte fra credenti e non credenti, partecipò ai lavori del Concilio Vaticano II, conobbe Sartre, Cocteau, Dalì, tenne interventi all’Academie Francaise sulla sua concezione dell’uomo e di Dio. Il perno della missione, in particolare ora nella corsa del terzo millennio, rimane l’ascolto divenuto trama e tessuto connettivo “provato sul campo” dell’intreccio con l’esperienza mistica, dato che ogni singolo essere umano cerca il senso del proprio esserci, la pienezza, la felicità nonostante l’inevitabile offuscamento della sofferenza, del limite, dell’errore. Maria ha elevato la bimba fra le sue braccia a significare che l’intera umanità si può elevare, può far luce, rimuovendole, fra paure, dolore, rabbia, violenza e scommettere sulle capacità creative depositate in ciascuno dall’amore di Dio come qualità uniche ed originarie. L’homo homini lupus non è l’ineluttabile vicolo cieco in cui precipita l’identità umana e in un’epoca di crisi, persino apocalittica, quale la nostra cercare altre vie, un mutamento del modo di intendere chi è l’uomo ci consegna fra le mani un dinamismo che necessariamente andrebbe indirizzato verso la propensione al bene. Per queste ragioni Angela Volpini ha voluto organizzare a Milano all’Auditorium San Fedele un convegno sulla nuova antropologia e sul rapporto fra scienza e mistica che è stato moderato dal giornalista e saggista Antonio Gnoli e al quale hanno partecipato Roberto Rondanina, Docente di Filosofia Teoretica e Filosofia della Religione, Roberto Mancini, Professore Ordinario di Filosofia Teoretica, Federico Faggin, Fisico, Inventore e Imprenditore in collegamento on line dalla California in cui risiede. Tutti, secondo approcci differenziati, hanno affermato che alle logiche distruttive del potere si può sostituire la forza dell’amore.
La Regola D’Oro
Roberto Rondanina ha posto in evidenza la necessità per gli esseri umani di uno spazio etico condiviso e di una svolta cruciale nella concezione di se stessi e nella progettazione del proprio futuro. Una tale meta è conseguibile mettendosi in ascolto del linguaggio della propria interiorità e del cuore e si raccorda con la ponderazione e meditazione della Regola d’Oro dettata dal Cristo secondo cui: “Tutto ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. “L’indicazione evangelica – ha precisato Rondanina – ha contenuti espliciti ed impliciti. L’esplicito si coglie da quanto è proferito da Gesù, ma l’implicito è il non detto, ossia che l’unica via per comprendere gli altri è comprendere se stessi, che cosa vogliamo che gli altri facciano a noi. Dall’ascolto di noi stessi discende che vogliamo essere riconosciuti ed amati perchè è questa l’esperienza confermativa della relazione con gli altri. Abbiamo la responsabilità di renderci felici gli uni gli altri e la Regola d’Oro è il fondamento del comportamento umano non di tipo teologico ed eteronomo, proveniente dall’esterno (come il Decalogo dell’Antico Testamento) ma istitutivo di un sostegno per l’agire umano di tipo antropologico, potremmo dire “dal basso”, pienamente in linea con l’esigenza di autonomia che caratterizza la modernità rispetto al divino, ma senza quegli esiti di disorientamento in cui una parte del pensiero e della cultura moderna occidentale è approdata. La Regola D’oro presuppone una visione dell’essere umano non ingenua ma positiva”.
La conversione di civiltà
Roberto Mancini ha incentrato il suo intervento sul corretto significato delle parole poichè all’uso delle parole si abbina una correlata visione del mondo. “La parola “innovazione” risulta falsa – ha puntualizzato – e algoritmi, computer, rete rappresentano l’innovazione che, invece, s’incarna nelle nuove generazioni e nell’alleanza con la generazione adulta. Anche la parola “inclusione”, ad esempio, ci dovrebbe far chiedere perchè per indicare reciprocità e rispetto impieghiamo una parola che significa “chiudere dentro” e che, oltretutto, dà per scontato che la totalità in cui si include qualcuno sia già buona. Questo è apologia, un’autolegittimazione e questi e altri termini ritardano la conversione di civiltà che per noi è fondamentale. Siamo avvolti da forme di potere finanziario, tecnocratico, mediatico, burocratico. La geopolitica non è politica o governo per la terra ma potere sul mondo. Il potere non è mai neutro avvalendosi degli elementi dell’imposizione e dell’autoreferenzialità che si riproduce ed espande negando ogni alterità. Ecco perchè il potere è il principio della guerra che, spinto all’estremo, porta all’eliminazione degli altri e al genocidio. Se ne esce se superiamo l’idea diffusa che senza il potere c’è l’impotenza. Non è così. Il mondo non è casuale, viene da una trasmissione misteriosa di bene che è la forza generativa della vita senza cui il mondo sarebbe già distrutto. L’amore non è un sentimento o una passione ma è potenza e sostanza della vita che permea ogni cosa. Può essere declinato in termini come educazione, responsabilità, solidarietà, cura, libertà di perdere le catene che ci impediscono di far fiorire intorno a noi l’umanità”.
Amare significa essere Uno
Federico Faggin, vicentino trasferitosi negli States, è lo scienziato ed imprenditore inventore del microchip, materialista agli esordi della sua brillantissima carriera. Verso la fine degli anni Ottanta, mentre affrontava gli studi sulle neuroscienze, ha vissuto un’esperienza estatica e mistica che ha capovolto i caposaldi della sua ricerca. L’indagine condotta insieme al Prof. Giacomo Dariano dell’Università di Pavia, come ha dichiarato: “ha posto i fondamenti per asserire scientificamente che abbiamo una interiorità ed una esteriorità. L’esteriorità si può descrivere con i “bit”, l’interiorità si può solo rappresentare grazie ai “quantum bit”, con lo stato quantistico, ma noi la conosciamo da dentro. La Matematica si ferma alla rappresentazione ma noi andiamo oltre perchè noi conosciamo questo stato che è intimo, privato e che la Scienza non può conoscere facendo delle misure (se non parzialmente). La coscienza, inoltre, esiste fin dall’inizio, non si manifesta con l’evoluzione biologica, non è un epifenomeno del cervello ma è la coscienza che crea il cervello. Coscienza e libero arbitrio sono strettamente connessi, esistono l’uno in funzione dell’altro e, per questo, siamo cocreatori della realtà, del mondo che vogliamo. L’ “entanglement”, che è una proprietà straordinaria della fisica quantistica, è spiegabile dicendo che quello che avverrà in tempo reale non è conoscibile prima che avvenga e tale è la condizione perchè ci sia il libero arbitrio. Quanto la mia esperienza mistica mi ha fatto sentire è una potente energia di gioia, pace, amore, in quegli istanti ero veramente “a casa mia”. Io ero l’osservatore e l’osservato, il tutto ed un punto di vista sul tutto simultaneamente. Siamo esseri di luce temporaneamente imprigionati in un corpo meraviglioso per fare esperienza di questa realtà e conoscere noi stessi”.
Il Convegno ha rappresentato un avamposto importante per la riflessione sulla nuova umanità che, d’altra parte, poggia impronte aurorali in molti Autori. Rudolf Steiner nella Conferenza di Amburgo del 20 maggio 1908 sosteneva che il compito dell’uomo sulla terra è diffondere l’amore spirituale e che, se le acquisizioni dei saperi e delle tecnologie umane imitano una saggezza già insita nella natura, soltanto l’umanità potrà aggiungere ed assolvere la missione compiuta dell’amore. Il teologo Anselm Grun nel suo saggio “Autostima e accettazione dell’ombra” cita l’antico tedesco Mugan, termine che designa il potere nell’accezione di “essere in grado di, riuscire” e che di conseguenza “indica la capacità di realizzare qualcosa liberamente con la propria forza”. Significativo potrebbe essere anche il riferimento all’antropologia dialogica di Martin Buber, alla relazione fra un “io” e un “tu”. Angela Volpini poeticamente definisce la dimensione della “nostalgia delle possibilità”, talvolta trascurate e latenti, sedimentate come semi in ognuno per la costruzione di individualità e di modelli sociali non competitivi ma che riconoscano a ciascun essere umano valore e opportunità di realizzazione.