Lunedì 3 giugno alle ore 21,00, presso il Teatro Mazzacorati 1763 di Bologna, si è tenuto l’evento di presentazione di Teto (Historica Edizioni, pp. 124, € 15,00 nella versione cartacea), l’ultimo libro di Stefano Andrini, acquistabile cliccando questo link.
Il titolo dell’opera altro non è che il soprannome forlivese – queste le sue origini – dell’autore e rappresenta la chiave di ingresso all’essenza della sua esistenza; costellata di soddisfazioni (che lo hanno visto inizialmente dj in una delle prime radio libere, quindi come giornalista professionista, corrispondente per Avvenire e Radio Vaticana nonché coordinatore dell’inserto domenicale Bologna Sette e direttore de La Voce di Romagna, ndr); ma anche di accadimenti personali dolorosi.
Un libro che, secondo una citazione dell’autore, è stato scritto per «trovare un senso a una storia (che un senso ce l’ha)».
L’evento – sold out da settimane – si è discostato dalla classica presentazione di un’opera narrativa: grazie a un cast scelto accuratamente da Andrini, è stato un susseguirsi di momenti di puro spettacolo, partecipati dal pubblico con allegria e commozione.
Filo conduttore della serata è stata appunto la vita dell’autore, narrata in parte della voce di quest’ultimo e, in parte, attraverso la lettura – a più voci – dei brani più significativi del libro. In particolare, quelle “bianche” di Martina e di Lucia.
Sono inoltre intervenuti – anche nella scrittura delle rispettive prefazioni al testo – Alberto Scotti (Un’autobiografia universale); Alessandro Di Leva (Una proposta indecente); Anna Rocchi (Hully Gully della goccia d’acqua); Alessandro Pantani (Una questione di colori); Paola Paoletti (Azzardo); oltre a Lisa Bellocchi e Gianni Varani.
Il pubblico ha così avuto modo di tuffarsi, con trasporto ed emozione, nelle acque in cui “Teto” si è trovato a navigare; talvolta con un salvagente sempre accanto; tali altre rischiando di affondare.
Particolarmente toccante è stata la lettura finale, a cura di Anna, del brano La nuvoletta di Giacomino; espressione più completa della delicatezza e del dignitoso dolore con cui un padre affronta la perdita di un figlio. Ha fatto seguito l’intonazione – e la folta partecipazione del pubblico – del brano Tutti quanti abbiamo un angelo, la canzone che Ron pubblicò nel 1994, ma che non perde la propria attualità nonostante lo scorrere del tempo.
Oltre a Franz Campi, che ha accompagnato la serata con inserti musicali che hanno visto l’attiva partecipazione del pubblico, sul palco erano presenti anche tre personaggi molto singolari: “la matrona” Francesca Pivi, che con enfasi ha letto un brano; il “legionario romano” Alessandro Di Leva che è intervenuto – oltre ad altri ospiti – esprimendo lo stretto rapporto che lo lega all’autore; e Alessandro Mandrioli che, indossando il costume della maschera bolognese per eccellenza, il Dottor Balanzone, ha recitato, in stretto dialetto bolognese, un testo dedicato ad Andrini.
Gli ospiti intervenuti nella serata hanno tutti un comune denominatore: il personale rapporto di profonda stima e amicizia con l’autore; chi per motivi di lavoro, chi per ragioni differenti. Stima e amicizia che lega altresì “Teto” al pubblico, selezionato e invitato a questo evento esclusivo e personalissimo.
Anche la location non è risultata casuale: una sala affrescata, sulle cui pareti imperano putti e ghirlande affrescati a trompe d’œil e scene di caccia settecentesca; contornata da due ordini di balconate arricchite da 24 opere scultoree raffiguranti sirene, cariatidi e tritoni, ha fatto da cornice ideale a quello che è stato, a tutti gli effetti, un evento spettacolare.
Immagini dall’allbum Teto di Stefano Andrini, che acconsente alla pubblicazione