Venerdì 20 settembre scorso, al teatro dell’oratorio San Giovanni Bosco di Bologna l’autrice Lia Giberti Sarti ha presentato il libro Ziodon Un’eredità difficile (pag. 200, € 13,00, Echos Edizioni)
La serata è stata arricchita dalla partecipazione di Don Andres Bergamini, Fratello delle Famiglie della Visitazione e parroco delle chiese bolognesi Sant’Andrea e Beata Vergine Immacolata.
Presente anche Anna Darchini, che ha prestato la propria voce nella lettura dei brani maggiormente significativi, a partire da quello di apertura dell’evento, che ha introdotto i due capisaldi della trama. Il primo è il fatto che Benedetta, la protagonista, è molto distante dalla fede – si autodefinisce “bugiarda, egoista e agnostica, tendente all’ateo”. Il secondo è l’evento drammatico della perdita della madre, che costituisce l’incipit della storia e il cui peso si fa lungamente sentire sulla figlia.
Benedetta ha 34 anni e lavora all’ufficio Marketing di un’azienda privata. La sua esistenza, molto disordinata, si snoda tra serate trascorse in discoteca e la rincorsa verso l’amore improbabile di un collega. Mai sola e mai senza un momento di tranquillità per riflettere sul senso della sua vita; per rendersi conto di quanto, in effetti, sia sola. Il suo sogno sarebbe stato invece quello di diventare una ballerina; sogno infranto dalla richiesta coercitiva, da parte di entrambi i genitori, di laurearsi.
Se da un lato la giovane donna ha da sempre trovato la propria zona di confort nella madre – che ha da sempre idealizzato – il rapporto con il padre è piuttosto freddo e distante; non soltanto nello spazio. “Il Dott. Consoli, il mio commercialista”, come lei lo definisce, è piuttosto lontano dai suoi ideali di figura paterna e, per questo, lei lo esclude dalla propria vita. Non sopporta il suo egocentrismo e la sua vanità nell’apparire. Inoltre non gli ha mai perdonato l’infedeltà alla moglie.
Tuttavia, nel corso della trama, a seguito dell’invecchiamento di lui e di una chiacchierata chiarificatrice fra i due, Benedetta gli si avvicina timidamente.
L’intera storia – che comprende anche quella personale della giovane donna – ruota intorno a Don Giacomo, un anziano sacerdote conosciuto dalla madre di Benedetta in gioventù e con quale lei ha sempre mantenuto un contatto, considerandolo il proprio “padre spirituale”. L’appellativo “Ziodon” deriva dal rapporto familiare che la donna ha, fino all’ultimo giorno, con lui. E proprio in punto di morte lei si fa promettere dalla figlia che si prenderà cura di lui; andando a fargli visita a Villa Serena, una casa di riposo nel Bolognese.
Benedetta mantiene l’impegno. Nasce così un rapporto molto particolare fra lei e il prete. Da una parte, lei si sente molto sola e necessita di una figura che costituisca un punto fermo nella sua vita. Dall’altro, lui è molto felice di ricevere le visite della giovane donna e non perde occasione per tentare – seppur senza prediche – di farle rimettere ordine nella sua esistenza.
Grazie a questi incontri, anche chiamandola “Benedetta-dal-Signore” la induce a riflettere su temi della sua esistenza che ha sempre voluto ignorare; ivi compreso il senso della vita.
Il rapporto fra loro non è sempre facile. Non mancano infatti momenti di confronto e di scambio sincero di opinioni, una all’opposto dell’altra. Ma proprio grazie a questi momenti in cui entrambi si mostrano in tutta la loro sincerità, la ragazza mette finalmente in fila le proprie priorità.
A farle trovare un senso alla vita concorre anche Lorenzo, giovane professore universitario a Bologna, originario del paese salentino in cui “Ziodon” ha svolto per anni la sua missione sacerdotale. L’incontro fra lui e Benedetta avviene a Villa Serena, nel corso del quale il prete costituisce una trait d’union fra i due. La donna vede in lui un uomo realizzato ed emotivamente solido, forse grazie anche alla fede, che a lei manca. Tramite Lorenzo, inoltre, scopre “Ziodon” in una veste inaspettata; per lei come per i lettori e le lettrici del libro.
In sostanza, la trama si dipana in una vera e propria rinascita di Benedetta, su più fronti: emotivo, spirituale e anche – come si avrà modo di scoprire – lavorativo. È poi accompagnata da una sorta di mistero sul passato della vita di “Ziodon”, che si scioglie nella pagina finale, sotto la originale forma epistolare e il cui disvelamento “chiude il cerchio” della storia.