1500 locandine alle spalle e una vita vissuta tra Roma e Hollywood, è questo Renato Casaro l’ultimo cartellonista del cinema. A lui Treviso, città natale, dedica la mostra inaugurata a giugno e che chiuderà i battenti e gennaio 2022. La retrospettiva, allestita in tre suggestive location – la nuova sede della Salce nell’ex Chiesa di Santa Margherita, ilcomplesso di San Gaetano e il Museo Santa Caterina, parte del polo museale civico – racconta, attraverso manifesti, disegni, bozzetti di studio e gli “originali”, l’opera finita che serviva per stampare il manifesto, oltre 170 film tra i più importanti della storia del cinema. Casaro, trevigiano classe 1935, fuoriclasse genio creativo, è tra gli artisti che maggiormente ha innovato questa forma d’arte. Complice il suo talento nel disegno, a soli 19 anni, parte per Roma dove lavora presso il celebre Augusto Favalli fino al 1957 quando apre il suo studio, dando il via ad una folgorante carriera. In 70 anni di attività, Casaro ha lavorato con i più grandi registi del cinema, da Jean-Jeacques Annaud a Ingmar Bergman, da Bernardo Bertolucci a Luc Besson, Da Francis Ford Coppola a Sidney Lumet, da Sergio Leone a Giuseppe Tornatore. La mostra, curata da Roberto Festi, Eugenio Manzato e Maurizio Baroni, inizia con i primi lavori di Casaro, soprattutto per i generi all’ora in voga a Cinecittà come i film storici, quelli comici, gli horror, i mitici western all’italiana. Quest’ultimo filone in particolare gli porterà molta fortuna, tanto che collaborerà spesso con Sergio Leone e i suoi indimenticabili cult, come la riedizione de Il buono, il brutto e il cattivo. Nelle tre sedi della mostra è presente un video che, per flash, mostra al pubblico trailer e spezzoni di film dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico e alcune sue riflessioni su una carriera professionale di quasi cinquant’anni. Nella sede di Santa Margherita è stata ideata una sezione didattica dove i visitatori più giovani potranno comporre e creare un loro manifesto di cinema. E ancora, un sezione dedicata agli ipovedenti con la riproduzione tridimensionale del celebre affisso Il tè nel deserto.