Nel mezzo della vacanza andalusa arriva un messaggio da un ufficio stampa che ricorda lo sciopero dei treni dalle 21 di sabato 12 ottobre 2024 alle 21 di domenica 13. Non do troppa importanza a queste comunicazioni spesso, immagino in fondo non sia uno sciopero così importante, che siano coinvolte sigle marginali e che potrò comunque viaggiare. Ma stavolta lo sciopero è riuscito, quindi è aumentata la mia consapevolezza verso questo tipo di annuncio. E sul fatto che senza macchinisti siamo in grande difficoltà. Scrivo dall’ultimo treno, partenza da Trento alle 20.05, arrivo a Caldonazzo alle 20.47. Sveglia suonata alle 6.05 a Siviglia, dove ci sono molti tendaggi che coprono le strade. Protezione dal troppo sole, ma in questi ultimi giorni pioveva. Bus verso l’aeroporto e stavolta la destinazione non è Venezia, Treviso o Verona, ma Bologna. Questione di vai dove ti porta la low cost. Atterraggio con qualche minuto di anticipo e nessuno applaude all’italiana. Invece bisogna applaudirli i piloti ed i macchinisti, vedi stavolta ha portato sfortuna. Il Marconi Express poco prima di raggiungere la stazione di Bologna passa sopra i binari. Sta passando il Railjet delle 11.52, treno austriaco che va fino a Innsbruck. Costa il doppio rispetto ad un interregionale italico però se lo avessimo preso al volo… Vabbè poco male, prossimo treno per il Brennero alle 12.10 binario 6. Venti minuti di ritardo e poi cancellato, un mantra per oggi. Alla stazione c’è un ragazzo in tenuta Trenitalia che vorrei pubblicamente candidare al Premio Nobel per la Pace. Risponde a tutti, con pazienza, in italiano e inglese. Direzioni, rimborsi, treni garantiti, bus sostitutivi. Continuano ad annunciare bus sostitutivi per Prato, ma chi va a Prato? La linea adriatica sembra scorrere di più, però ahimè c’è una sospensione perchè una persona si è tolta la vita sui binari.
Un’occhiata allo smartphone per Flixbus (pieni fino alle 23) e BlaBlaCar (passaggi difficili da raggiungere). Un salto nella tenda dove vendono libri a prezzi vantaggiosi e intanto trovo la pagina nella quale si possono vedere gli annunci dei tabelloni della stazione bolognese. Il treno delle 14.10 per il Brennero sembra esserci, allora pizza tranquilla e poi si va a casa. Ricordo di aver letto che alle 18.10 c’era il treno garantito, ma solo nei feriali. Binario 6 assolato, 20 minuti di ritardo e poi treno cancellato. Bastava applaudirli quei piloti della Ryanair…
Spremuta d’arancia e ci rivediamo con una ragazza che deve andare a Mirandola. Il piano B coraggioso è regionale delle 15.20 fino a Poggio Rusco, così intanto ci si muove a nord e poi vediamo che succede. Binario 4 ovest. Mi ricordo di aver letto che tra Verona e Bologna per molti anni ci sono state 3 strade ferrate diverse in ottica antisovietica, per rendere più difficile una possibile invasione. Vabbè, adesso la tratta dritta c’è e passa da Poggio Rusco e previsto già le bellezze architettoniche di questo centro padano. Sento nominare spesso dalla voce registrata che ripete “cancellato” anche Porretta Terme. Che bei ricordi della “via degli Dei”. Cancellata però Porretta e con il solito sistema, dopo 20 minuti di finto ritardo anche Poggio Rusco diventa inarrivabile. Andare a farsi un giro in città a Bologna aspettando le 21.05 (primo treno fuori dalla fascia dello sciopero) o puntare ancora all’attesa? Rimaniamo pigramente sul binario perchè alle 16.10 c’è una nuova puntata di Brennero. Non è la serie, ma un mezzo che vada verso nord. Intanto vengono utili i libri presi all’ora del pranzo. Venti minuti di ritardo, vabbè andrà come al solito. Verso le 16.30 si materializza invece un convoglio e dalla banchina si alza un boato.
Finalmente ci sediamo e c’è anche possibilità di ricaricare il telefono, altrimenti biglietto digitale addio. Ci sono due ragazze in vacanza, da Georgia e Azerbaijan, che tessono lodi sperticate di ciò che hanno visto in Italia. Ma non capiscono lo sciopero. Sembrano preoccupate perchè noi non siamo proprio convintissimi di arrivare a casa. Una ci dice una cosa bellissima, “qui mi sembra che le persone vogliano veramente vivere a pieno la loro esistenza”. Che bello! Ci pensa comunque anche Trenitalia a risvegliarti. Scende il sole sulla Bassa Padana e la ragazza del sedile vicino riceve una mail che dice che il treno non proseguirà oltre Verona Porta Nuova. Faccio finta di non aver sentito e faccio finta di non aver capito nemmeno l’annuncio che arrivava dall’interno del treno. Uno stop prolungato a Isola della Scala e poco prima di Porta Nuova arriva la notizia dello stop del treno. Due signore bolzanine sono incredule, scendono dal treno e risalgono dicendo la frase più significativa della giornata, “se arrivano i macchinisti parte il treno”. Il bello comunque di questa giornata di delirio è che sul piano sociale è avvenuto un mezzo miracolo: la gente non si fa più i fattacci propri con le cuffiette ed in un silenzio da teatro dell’opera, ma si ride, si scherza, con un po’ di ironia e sarcasmo si va avanti.
Dovremo aspettare fino alle 19.50 a Verona? Colpo di scena, si sale tutti sull’Intercity accanto ed il viaggio prosegue. Ma forse, già che ci penso, questa giornata di imprevisti è iniziata prima di salire sul volo a Siviglia. Una eccessivamente zelante hostess di terra di un volo per Barcellona ha fatto piangere una ragazza facendo le pulci sulle dimensioni del suo zaino. Una scena di cattiveria gratuita, sperando che non le sia servita per fare carriera con i superiori.
Sull’Intercity intanto ci sono due amici che erano andati in bici in Veneto e si sono girati alla deriva la regione alla ricerca di un treno per tornare a casa. Diamo anche noi un passaggio a padre e figlia, inglesi, in vacanza a Levico. Morale della giornata: lo sciopero funziona e paghiamo i macchinisti altrimenti l’Italia si blocca.