Luoghi indelebilmente legati alla memoria storica. Uno di questi a Verona è certamente Castelvecchio, costruito tra il 1354 e il 1356 per volontà di Cangrande II della Scala dopo la congiura del fratellastro Fregnano della Scala. Il castello è stato spettatore di eventi che hanno segnato la storia della nazione come quelli descritti nell’incontro “La Repubblica sociale, Sala Boggian” tenutosi il 10 gennaio scorso presso l’Educandato agli Angeli di Verona. Relatore il direttore dell’Istituto Veronese per la Storia della Resistenza Federico Melotto.
Né capitale della Repubblica Sociale Italiana né caposaldo del potere nazista in Italia. Nel difficile biennio 1943-45 Verona si caratterizza come città di prigioni. Questo è il primo punto fermo del dettagliato intervento di Melotto. Al pubblico in un approccio storico-scientifico fondato su studi e fonti affidabili e verificate vengono proiettate immagini che riportano luoghi ed eventi significativi per ridelineare il ruolo della città scaligera nella storia dell’Italia fascista, in particolare nella fase post-armistizio e della rinascita democratica. Verona ospitava ben 12 strutture detentive. 10 in senso stretto: il Palazzo Ina (Ufficio centrale perla Sicurezza del Reich), il carcere agli Scalzi, l’ex circolo rionale F. Corridoni, la sede Brigata Nera “Stefano Rizzardi”, la sede dell’Ufficio politico investigativo (UPI), il centro di detenzione per ebrei (piazza Cittadella), il campo di internamento (Montorio), le Casermette ancora a Montorio, le prigioni dei Forti San Mattia, Santa Sofia e San Leonardo, il campo di internamento per ebrei stranieri a Caprino, a cui devono essere affiancate anche le stazioni ferroviarie Porta Nuova e Porta Vescovo, per la loro funzione come luoghi adatti ad individuare, intercettare e arrestare individui ritenuti pericolosi dai federali del nuovo fascismo.
Scorrendo l’elenco i veronesi presenti (docenti, studenti, rappresentanti del mondo culturale e istituzionale) cominciano a capire e guardare con occhi diversi la propria realtà.
Ma non ne risulta ridimensionato il ruolo della città, palcoscenico di almeno due eventi fondativi del fascismo post-armistizio, quello vendicativo e intransigente, a caccia di nemici veri o presunti, capri espiatori da rappresentare come traditori, responsabili degli eventi culminati il 25 luglio 1943 nella defenestrazione di Mussolini e di aver tradito l’alleato nazista con la firma dell’armistizio l’8 settembre 1943. Parimenti cresce il valore eroico del movimento di resistenza in un territorio così fortemente militarizzato. Luoghi ed eventi: il 14 novembre 1943 a Castelvecchio si svolge il Congresso con 150 delegati, per approvare il Manifesto di Verona redatto da Mussolini in persona (opportunamente assente), che in 18 punti annuncia il nuovo corso a cominciare dalla svolta antiborghese dell’economia e della società italiana. A presiedere il segretario Alessandro Pavolini. A lui si deve il richiamo alla necessità di uomini nuovi, lavoratori e proletari, per la neofondata Repubblica. E nel punto 7 del Manifesto viene dichiarata a chiare lettere senza possibilità di assoluzioni a posteriori la politica antiebraica.
Secondo momento che vede ancora Castelvecchio protagonista: il processo farsa tenutosi dall’8 al 10 gennaio 1944. Sei gli imputati scelti dalla nuova direzione fascista per giustificare il fallimento, i sei membri del Gran Consiglio. Esito scritto prima ancora dell’inizio del processo: condanna per 5 di loro con fucilazione, perché colpevoli di aver sfiduciato Mussolini dalla carica di Presidente del Consiglio nella seduta del 25 luglio 1943.
Miracolosamente però uno dei luoghi simbolo di questa ondata rabbiosa, ispirata al terrore della vendetta, il sicurissimo carcere degli Scalzi, è testimone di una delle azioni passate alla storia dell’eroico risveglio democratico della nazione. Il 17 luglio 1944 un gruppo di giovani veronesi riesce a liberare il sindacalista antifascista Giovanni Roveda da uno dei carceri ritenuti più sicuri e inespugnabili.
Proprio a questi temi sarà dedicato il prossimo appuntamento della rassegna “FASCISMO RESISTENZA LIBERTÀ Verona 1943-1945” venerdì 17 gennaio, alle 17 presso l’Educandato. Relatori: Mirco Carattieri, Giovanni Corcioni e Beppe Muraro.