La nuova mostra personale TESS di Libero De Cunzo al Museo Nitsch a Napoli, a cura di Loredana Troise e Raffaella Morra, visitabile da sabato 18 gennaio ore 11.30, parte da una fotografia di un bel colore azzurro dove in due occhi tondi, a ben guardare, pare che si ritrovi già tutto, condensato attraverso l’interazione sensoriale, l’immaginazione, l’emozione. Cose che vede solo l’artista? Probabilmente sì. O meglio, le vede perché gli saltano agli occhi, “richiamano” il proprio sguardo sulle percezioni e la luce, stabilendo con la storia un armistizio silenzioso per sviluppare nuove credenzialità, nuove densità visive, nuovi volumi, nuove proporzioni, nuove trasparenze.
Un muretto di pietre sconnesse, una Venere scolpita, un’impalcatura, un picchetto piantato fra i sanpietrini, facciate coperte da veli pubblicitari, spigoli e tagli di
luce e colore, chiedono un’attenzione minuziosa e prolungata. Non è sempre facile oggi osservare ed ascoltare con calma, siamo attratti/distratti rapidamente da altro.
Tess prova, allora, a promuovere un’esperienza accogliente e in cui il visitatore può porsi a proprio agio con la consapevolezza del momento vissuto, che riflette sulla fotografia lentamente, che allunga la riflessione sulle sue ragioni e su un pensiero che si interroga, che penetra nella possibilità delle cose.
Nel vasto corpus di opere presentate, centrale, a tal proposito, è la sequenza fotografica di 40 tessere 20×20 realizzate da mille punti diversi e installate a occhio dall’artista, in modo tale da permettere a chi l’osserva di cambiarne l’ordine, per un mosaico di particolari composti a svelare molteplici posizioni nel tempo e nello spazio: vedute e prospettive appaiono dall’interno in soggettiva, permettendo di ruotare con lo sguardo sul perno del lato performativo che rimette tutto in gioco, in circolo: autore-spettatore; interno-esterno; soggetto-oggetto; guardare-essere guardati.
Occorre la vista di De Cunzo per questo. Ogni giorno incontriamo la gemma sul ramo, la grondaia gocciante, la linea rossa dell’orizzonte, la luce delle nuvole. Perlopiù tiriamo innanzi. Lui, l’artista, no. Corteggia proprio questo. Le opere incrociano le composizioni musicali del Maestro Lucio Lo Gatto, amico e sodale, a sottolineare comuni parametri culturali, emozionali ed estetici.
L’esposizione è visitabile fino al 22 febbraio 2025 in due sale attigue connesse ad un ampio spazio panoramico dove conversare e trattenersi per scattare una fotografia, per leggere un libro, per approfondire un concetto e consultare cataloghi e altri materiali dell’artista.
Per addolcire l’opening saranno servite le sfogliatelle del Gran Caffè Gambrinus