Lo spreco alimentare
il 5 febbraio si celebra la Giornata per contrastare questo fenomeno
Non vorrei sorprendervi ma, ogni anno, un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo dell’uomo va sprecato. Soprattutto dai consumatori. Mentre quasi il 9% della popolazione mondiale soffre la fame, in Italia ognuno di noi spreca oltre 60 Kg di cibo pro-capite all’anno.
Alle difficoltà di accesso al cibo nelle regioni del mondo più povere, si contrappongono gli sprechi alimentari delle aree geografiche più ricche. Con conseguenze negative anche per l’ambiente.
E’ chiaro, infatti, che una quota considerevole di energia e risorse utilizzate per raggiungere determinati livelli produttivi, è impiegata inutilmente. Non è solo la cosa in sè che finisce nella spazzatura, ma anche l’insieme delle risorse utilizzate: l’acqua, la terra e il lavoro di chi l’ha prodotta; per non dire dell’eccesso di fertilizzanti ed altri mezzi chimici in uso e, talvolta, abuso. Poi, se la quantità dei rifiuti aumenta per via dello spreco, s’incrementano anche le emissioni di metano e anidride carbonica come conseguenza dello smaltimento necessario.
E allora, che fare?
Innanzitutto, diciamo subito che ciascuno di noi, prendendo atto della gravità di questo fenomeno, può adoperarsi per ridurre lo spreco domestico, che sembra essere quello prevalente, raggiungendo il 40% del totale.
Prima di riempire il carrello della spesa occorre mettere a punto una lista ragionata, secondo ciò che veramente serve e in funzione dei pasti che si prevede di consumare.
Inoltre, a casa occorre gestire bene la dispensa, evitando dimenticanze di cibi riposti in angoli nascosti, mettendo in evidenza quelli piu’ prossimi alla scadenza, e conservando i cibi in maniera corretta, così da farli durare di piu’.
Anche nella ristorazione si realizzano notevoli sprechi, circa il 21%. E’ certamente utile che gestori e chef pianifichino al meglio gli ordinativi. E poi, è opportuno consolidare sempre di piu’ l’abitudine di portare a casa in appositi contenitori il cibo che avanza. Il cosiddetto “doggy bag”! Il superamento di banali resistenze socio-culturali ha favorito l’evoluzione di questa tendenza anche nel nostro paese.
La buona notizia, infine, è che, per un mondo piu’ etico e piu’ green, cominciano a consolidarsi nuovi percorsi anche in Italia.
Con il “food sharing”, attraverso app e piattaforme on line, facilmente rintracciabili su internet, si vende o si offre in rete il cibo in scadenza o sovrabbondante, che altrimenti finirebbe per essere sprecato. Inoltre, come nel nord Europa, si prova a proporre in alcuni ristoranti un menu a spreco zero, con le cosiddette ricette del riclico.
C’è tutto un mondo da scoprire, soprattutto per noi che ci occupiamo di comunicazione, ricco anche di iniziative per sostenere chi è in difficoltà: con volontari che recuperano cibo e alimenti per chi ne ha bisogno, in contesti dove si vive concretamente una meravigliosa solidarietà.
Perchè, dare e ricevere…è il ritmo della vita!
Alberto Mazzone