
ph © rosellina garbo
Ancora domani per la sua ultima replica “Il calapranzi’ di Harold Pinter al Teatro Biondo di Palermo con la regia di Roberto Rustioni: un magnetico duo quello di Dario Aita e Giuseppe Scoditti protagonisti di un “varietà” dell’assurdo, tra echi kafkiani e riflessioni filosofiche. L’opera di Harold Pinter, ha debuttato in prima nazionale mercoledì 29 gennaio nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, nel nuovo allestimento diretto da Roberto Rustioni e prodotto dal Biondo, raccogliendo gli applausi di un pubblico sempre entusiasta.
Nella traduzione di Alessandra Serra e con le scene di Valentina Console, “Il calapranzi” (The Dumb Waiter) ripropone le atmosfere noir create da Pinter nel 1957 e rappresentate per la prima volta a Londra nel 1960. I protagonisti della pièce, Ben e Gus, sono due killer confinati in uno squallido e asfittico seminterrato, nel quale attendono istruzioni sulla vittima designata. Un misterioso mandante comunica con loro attraverso un montacarichi, il calapranzi appunto. Tra l’autoritario nervosismo di Ben e la pacata rassegnazione di Gus si configura una situazione surreale, che assurge a metafora della condizione umana, segnata da una psicosi collettiva quotidiana. I due personaggi inchiodano il pubblico attraverso i loro dubbi e le loro domande, in un ritmo serrato e attraversato da una sottile ed elegante ironia, dando, battuta dopo battuta, degli indizi che, come in un puzzle, saranno il preludio alla risoluzione finale.
«Da tempo avevo il desiderio di lavorare su Harold Pinter – spiega il regista Roberto Rustioni – non solo perché è uno degli scrittori di teatro più affascinanti e stimolanti che un regista possa affrontare, ma soprattutto perché è uno dei pilastri su cui si fonda la poetica della modernità. Insieme a Čechov, Beckett e Joyce, esplora la dimensione misteriosa della condizione umana mettendo in atto nella sua scrittura il nascosto, il non detto, ciò che non si vede ma che conta più di ogni altra cosa».“Ben e Gus – aggiunge Rustioni – si affrontano in continui conflitti dentro un perfetto ring tragicomico avvincente: la loro lotta comica e disperata riflette una dimensione politica del testo, nel legame endemico tra violenza e potere”.(Grazie a @rosaguttilla e @giambroneroberto per le note di scena; ph. © @rosellinagarbo ).