La Torre Garisenda – simbolo di Bologna insieme a quella Asinelli – è a rischio crollo. Il suo monitoraggio, eseguito dal 2018 tramite misurazioni con appositi sensori, ha restituito un esito piuttosto preoccupante. Nel 2021, per prevenire crepe nella selenite, la sua base è stata cinta da grandi anelli di ferro. I primi importanti segnali di pericolo risalgono a un anno e mezzo fa ma il 20 ottobre u.s. è iniziato un anomalo e allarmante movimento oscillatorio.
Del problema sono stati immediatamente interessati la Soprintendenza, il Sottosegretario di Stato alla Cultura, Lucia Borgonzoni, e il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, il quale ha emesso l’ordinanza di pedonalizzazione a tempo indeterminato di piazza di Porta Ravegnana: soluzione condivisa anche dal Sottosegretario al Ministero della Cultura – ai beni culturali – Vittorio Sgarbi, dopo la sua visita al sito.
I bus, le automobili e, in generale, i mezzi che a, ogni ora del giorno e della notte, transitavano proprio intorno alla Garisenda hanno quindi cessato di creare pericolose vibrazioni. Sarà sufficiente l’adozione di questa misura anche in futuro per scongiurare il crollo? La task force di esperti che sta valutando il reale stato di salute della torre si esprimerà in merito.
I prossimi passi sono comunque già stati decisi: un cantiere verrà presto aperto nell’area di piazza di Porta Ravegnana e della parte più centrale dell’adiacente via San Vitale. La torre Garisenda verrà messa in sicurezza attraverso una struttura che la cingerà completamente; quindi avranno inizio i lavori di ristrutturazione, finanziati dai fondi del Pnrr o tramite un apposito comitato. In questo secondo caso la città verrebbe chiamata direttamente in causa per proporre idee al riguardo ma anche per finanziarle; al pari di ciò che fu fatto per il restauro della Fontana del Nettuno. Se si dovesse optare per questa soluzione potrebbero essere interpellate anche personalità internazionali e si dovrà capire se vi faranno parte anche i docenti dell’organismo tecnico-scientifico.
Nel frattempo la notizia ha fatto il giro del web fino alla CNN, passando per il New York Times, il Times londinese e il The Time of India.
Al salvataggio della torre tengono particolarmente i bolognesi – che non riuscirebbero a immaginare la loro città senza una delle celeberrime “due torri” – ma anche l’Italia intera. Il valore storico e artistico della costruzione è infatti notorio fin dall’antichità. Eretta nel 1109 dai Garisendi, una ricca famiglia ghibellina di cambiatori, l’originaria altezza di circa 60 metri si ridusse presto a 48, a causa di precoci problemi strutturali nei terreni sottostanti.
La torre è inoltre il soggetto di un componimento poetico di inestimabile valore: nel suo primo viaggio a Bologna, datato 1287, Dante Alighieri rimase profondamente colpito dalla sua sporgenza – di ben 3,22 metri, con un angolo di 4 gradi –, tanto da dedicarle il suo primo sonetto. E non è tutto. La torre Garisenda viene citata anche nella principale opera del “sommo poeta”: nel canto de La Divina Commedia in cui si trova nel “Pozzo dei giganti” – tra l’ottavo e il nono cerchio –, Dante scorge il gigante Anteo che sporge dal pozzo e lo raffronta alla Torre Garisenda.
La sua salvaguardia, nonché la sua protezione da eventuali futuri crolli assumono pertanto una valenza che va ben oltre i confini della città di cui è il simbolo.