Empoli è una città toscana che custodisce storie inaspettate. Qui, tra le mura domestiche di un programmatore informatico, è nata una passione che trascende il digitale per addentrarsi nei meandri dell’animo umano e nei labirinti del tempo.
Massimiliano Rossi è infatti il fondatore di un’associazione culturale che si occupa di visitare e riscoprire edifici, strutture e luoghi abbandonati, talvolta decadenti, ridotti quasi a pochi ruderi: dei “non-luoghi” che non vediamo neanche più, pur passandoci davanti per anni. Ma dal fascino incredibile.
Il promotore di “Esplorazioni Urbane”, quindici anni fa, ha trovato la sua ispirazione in un luogo inatteso: il padiglione Ferri dell’ex manicomio di Volterra.
Su un muro, un graffito colossale, l’urlo muto di un’anima rinchiusa. Un paziente, Oreste Fernando Nannetti, alias NOF4, aveva inciso sulla parete, con la fibbia del suo gilet, un’epopea personale, un’odissea interiore che solo chi ha varcato le soglie di un manicomio può comprendere appieno. In quel gesto, Rossi aveva intravisto un appello silenzioso, un’esigenza di dare voce a chi non ne aveva più.
Così, armato di curiosità e rispetto, Massimiliano ha iniziato a esplorare luoghi dimenticati, edifici abbandonati, ospedali psichiatrici. Luoghi che, come pagine strappate da un libro di storia, raccontano storie di sofferenza, di speranza, di follia e di rinascita.
«È un viaggio nel tempo, un’immersione in un passato che appartiene a ognuno di noi», spiega Rossi. “Esplorazioni Urbane” non è solo un’associazione, ma una comunità di appassionati che, con le macchine fotografiche, documentano e preservano la memoria di questi luoghi.
Dai manicomi alle basi missilistiche, dai bunker antiatomici (come quello del Monte Soratte, a circa 45 chilometri a nord di Roma) alle ville decadenti, agli alberghi abbandonati (nella foto, un salone appartenente all’ex albergo Montecastello, a Montespertoli) ogni esplorazione è un’avventura nel cuore dell’ignoto. Ma non si tratta di semplice curiosità. Rossi e i suoi compagni sono animati da un profondo rispetto per le storie che questi luoghi custodiscono. Le loro “uscite” producono materiale fotografico prezioso anche per ciò che riguarda la documentazione e lo stato di degrado di una struttura o di un edificio: elementi che possono portare al risanamento di ciò che sta per scomparire.
«In ogni mattone, in ogni graffito, c’è un frammento di vita umana», afferma Rossi. «E noi, con il nostro lavoro, cerchiamo di restituire dignità a queste storie».
Le scoperte di “Esplorazioni Urbane” non sono solo un’attività per pochi eletti. L’associazione, che oggi conta oltre 1500 iscritti, organizza visite guidate per tutti coloro che desiderano immergersi in questo mondo affascinante e misterioso. Ma c’è un aspetto fondamentale: la sicurezza. Ogni esplorazione viene condotta nel rispetto delle norme e con tutte le precauzioni necessarie. Alle visite programmate possono prendere parte anche i portatori di handicap.
Rossi, con la sua passione contagiosa, ci invita a guardare oltre le apparenze, a scoprire il valore nascosto dei luoghi abbandonati e a riscoprire la nostra storia. Perché, come diceva lo scrittore Italo Calvino, “Le città non sono fatte di pietre, ma di storie”.
Per prendere parte alle esplorazioni è sufficiente contattare l’associazione culturale al sito www.esplorazioniurbane.it. E armarsi di scarpe adatte, abbigliamento adatto, macchina fotografica e curiosità.