Cos’è la galaverna? Da Wikipedia una forma di precipitazione atmosferica consistente in un deposito di ghiaccio in forma di aghi o scaglie, su superficie continua ghiacchiata o su oggetti esterni che può prodursi in presenza di nebbia quando la temperatura dell’aria è nettamente inferiore a 0 gradi centigradi. Un suggestivo fenomeno atmosferico che non siamo riusciti a vedere in maniera estesa alla Riserva del Fontanazzo a Selva di Grigno, poco distante dal confine fra Trentino e Veneto. Ma che abbiamo intravisto un po’ nel parcheggio o su qualche superficie isolata. Le bizzarrie del clima, insomma, colpiscono anche la galaverna in una zona curiosa di confine, attuale e storico. Fra il Leone della Serenissima e l’Aquila tirolese.
Quando si scende per la statale della Valsugana, fra Trento e Bassano del Grappa, la zona di Grigno è la più stretta, fra l’Altopiano di Asiago a sud ed il Lagorai a nord. Un posto che all’apparenza non sembra molto adatto per insediamenti umani, che però nasconde delle sorprese sul piano climatico e del terreno. Vi sono grotte lunghe fino a 37 km (Grotta della Bigonda), risorgive, fontanazzi. Ed una vegetazione particolare, visto che l’altezza è di 300 metri sul livello del mare, ma crescono specie che solitamente proliferano mille metri più in alto.
Selva sembra un posto per solitari, ma c’è una bella attività associazionistica, fra Alpini, Selva Green e il gruppo speleologico. In Trentino negli ultimi anni si è formata una rete provinciale di riserve, con l’obiettivo di promuovere le numerose aree protette locali ed effettuare opera di divulgazione sul territorio di aspetti culturali, naturalistici, faunistici. Reti che spesso sono legate quindi a fiumi, monti o laghi. Alla Riserva del Fontanazzo la mattinata è organizzata da Giancarlo Orsingher, della Rete delle Riserve del Fiume Brenta e ci accompagnano due abitanti del luogo, il forestale Graziano Martello e l’accompagnatore di media montagna Claudio Maccabelli.
Non c’è molta galaverna, ma il bosco è molto interessante, perchè si è formato abbastanza liberamente in un secolo. Cento anni fa Selva di Grigno era retrovia del fronte della Prima guerra mondiale, dalla parte della monarchia danubiana. Negli spazi sotto una cascata si vedono anche rododendri, una fascia di querce, il sorbo montano. C’è la casa estiva di un poeta olandese, vi sono terrazzamenti abbandonati, i tassi che segnano la fine del bosco. Il posto è molto interessante anche su un piano faunistico: oltre a caprioli e camosci i locali segnalano di aver visto anche l’orso. Episodio molto raro, visto che la popolazione degli orsi in Trentino si trova esclusivamente a ovest del fiume Adige. Sono stati avvistati anche dei visoni americani, che sono stati fatti scappare da un allevamento vicino a Bassano.
Martello mostra la straordinaria biodiversità della zona: accanto agli abeti rossi crescono carpini, cornioli, ontani, faggi, frassini, tigli. La Rete delle Riserve del Brenta promuove anche molti incontri per la conoscenza delle specie floreali e faunistiche alloctone, come i visoni oppure le tartarughe che vengono rilasciate nei laghi imprudentemente dai proprietari quando diventano troppo grandi per poterle tenere in casa o nel giardino.