I fratelli Castiglioni sono stati dei grandi viaggiatori, due esploratori della storia dell’uomo che, con entusiasmo, hanno percorso per 60 anni le vie del continente africano raccogliendo una testimonianza imprescindibile. Uno sguardo ricco di centinaia di filmati che raccontano le usanze e le tradizioni del popolo africano, permettendoci di assistere a una quotidianità che oggi non esiste più. Lo spirito di avventura e di ricerca continua ha poi portato i gemelli Castiglioni a seguire i percorsi tracciati dagli antichi viaggiatori tra i deserti africani incontrando luoghi mitici. Come l’area dei graffiti preistorici del Sahara Libico (1982). Oppure il fascino silenzioso di Berenice Pancrisia, citata da Plinio il Vecchio nelle “Naturalis Historia”, da cui proveniva l’oro dei faraoni (1989). E, ancora, la città perduta di Adulis sul Mar Rosso, dove oggi fervono i lavori di ricerca ad opera dell’Università Cattolica, del Politecnico di Milano e di importanti atenei internazionali (2011). Uno dei lasciti più significativi di Alfredo (1937-2016) e Angelo Castiglioni (1937-2022) – che, a partire da una formazione economica, si sono guadagnati il titolo di etnologi, antropologi, archeologi e anche quello di registi – è la ricca raccolta ospitata dal Museo Castiglioni che si trova a Varese, nel parco di Villa Toeplitz, diretto da Marco Castiglioni, figlio di Angelo e grande divulgatore. È affascinante rivivere il viaggio alle radici dell’umanità dei fratelli Castiglioni, anche attraverso la testimonianza di Angelo che, nel 2019, mi ha narrato le sue incredibili esperienze. In questo coinvolgente racconto emerge il rapporto degli africani con gli stregoni e la magia nera.
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