Prato – Il racconto della distruzione e della messa in sicurezza delle chiese e del patrimonio artistico pratese durante la seconda guerra mondiale. È il tema della mostra «Arte Ferita, Arte Salvata», allestita nel Museo dell’Opera del Duomo in occasione dell’ottantesimo anniversario dei bombardamenti che devastarono il centro storico di Prato.
La mostra, visitabile fino al 28 luglio prossimo, è promossa dai Musei Diocesani di Prato e dalla Fondazione CDSE, il Centro di Documentazione Storico-Etnografica, istituzione che da dieci anni lavora sulla ricostruzione delle vicende del patrimonio artistico toscano durante la seconda guerra mondiale, “riaprendo” le ferite di un periodo di distruzioni e crolli, ma raccontando anche la straordinaria epopea vissuta da chiese e capolavori d’arte tra il 1940 e il 1945.
Frutto di un’attenta ricerca archivistica e iconografica – condotta dalle curatrici scientifiche Veronica Bartoletti, direttrice dei Musei Diocesani, e Alessia Cecconi, direttrice del CDSE – l’esposizione è un percorso storico rigoroso e suggestivo composto da fotografie, documenti, filmati dell’istituto Luce, oggetti d’arte sacra salvati dalle macerie a dialogo con le opere d’arte del Museo dell’Opera del Duomo di Prato. Un progetto di ricerca che ricostruisce una storia emblematica di salvaguardia di un patrimonio universale.
«In questa mostra, inserita all’interno di un ciclo dedicato al tema della pace, per la prima volta sono esposti documenti inediti riguardanti la nostra storia – dice Veronica Bartoletti, direttrice dei Musei Diocesani di Prato – come la cassa blindata costruita per custodire e proteggere la Sacra Cintola della Madonna. Questa decisione testimonia la volontà di una protezione reale della reliquia simbolo della città».
L’esposizione racconta la corsa contro il tempo per salvare le opere simbolo della città, primo fra tutti il pulpito di Donatello sulla facciata del Duomo, che fu schermato con delle strutture protettive per poi essere smontato, formella per formella, nell’estate del 1943, e in seguito collocato nelle volte della cattedrale. Ma già nell’agosto 1940, mentre i musei e le chiese italiane si svuotavano dei loro capolavori, le opere più importanti del territorio pratese trovarono rifugio nella villa di Poggio a Caiano e nel convento di San Francesco a Prato, luoghi ritenuti sicuri contro eventuali bombardamenti. Anche, e soprattutto, la Sacra Cintola della Madonna, custodita da secoli in città, fu messa in salvo all’interno del «Tesoro» della Cassa di Risparmio e Depositi di Prato. La reliquia fu posizionata in una cassa di metallo rivestita di legno e protetta con il sistema di apertura “delle tre chiavi”. Quest’ultima è esposta per la prima volta all’interno della mostra, insieme alla documentazione inedita ritrovata.
Le bombe alleate iniziarono a cadere dal cielo, colpendo il centro storico di Prato (nella foto Diocesi) soprattutto tra il 16 febbraio e il 7 marzo 1944, e distrussero le chiese di San Bartolomeo in piazza Mercatale, di Sant’Agostino e di Santa Maria del Giglio. Di questi episodi possiamo vedere le foto delle devastazioni e ammirare gli oggetti miracolosamente ritrovati sotto le macerie di San Bartolomeo, come l’argenteria sacra, che ancora oggi, dopo ottant’anni, rimane volutamente ammaccata per portare la testimonianza della distruzione. Dalla stessa chiesa proviene la testa, unica parte superstite di un’intera figura femminile, probabilmente un’Allegoria o una Virtù, opera di Tommaso Pini del 1764.
Arte Ferita, Arte Salvata
Fino al 28 luglio 2024
Prato, Museo dell’Opera del Duomo
Dal martedì al sabato, dalle 10 alle 17; domenica, dalle 13 alle 17.
Info e prenotazioni: 0574 29339 – musei.diocesani@diocesiprato.it.