
Non lasciatevi fuorviare dalla delicatezza dell’artista Elena Mazzi. La sua è un’arte problematizzante perché ci lascia la libertà come spettatori di non giudicare o di prendere posizione, la più coerente con le nostre idee, valori e modi di vivere.
Intervenuta a Verona nel convegno transdisciplinare “Acque presente e futuro: stato e prospettive di tutela” la Mazzi ha contribuito con la proiezione del video “The Upcoming Polar Silk Road”, sua opera del 2021.
Frutto di un lavoro di ricerca nato da un’intuizione alla notizia dell’arrivo di una nave rompighiaccio cinese nel 2018, mentre lei si trovava nel nord d’Europa, l’opera mostra in poco più di 9 minuti l’esito di un progetto, avviato ma non concluso, del governo cinese in accordo con partner internazionali, per realizzare in Islanda un porto commerciale alternativo alle rotte marittime che attraversano il canale di Suez.
Ed ecco affiorare nell’uggioso pomeriggio in una sala del Polo universitario Santa Marta di Verona la geopolitica che da mesi monopolizza l’attenzione della politica e dell’economia mondiale. Un po’ meno l’opinione pubblica rassegnata a non poter più incidere nelle questioni di bene pubblico.
Le sequenze restituiscono un paesaggio in cambiamento, un processo che per qualcuno, come ha ben compreso il governo cinese, potrebbe trasformarsi in un’occasione imperdibile. Tra immagini di un ambiente per molti aspetti ancora selvaggio si insinuano, disturbanti e allo stesso tempo intriganti, immagini di progetti come quello di un porto ultramoderno o di un centro studi mentre la voce di una guida cinese ammalia potenziali turisti offrendo un’esperienza indimenticabile e fatta a misura, con tanto di dieta a base di merluzzo pescato, naturalmente, sul posto.
Per sponsorizzare il progetto è stato elogiato il notevole interesse verso l’ecosostenibilità nella scelta di una tale rotta commerciale, che risulta far risparmiare ben 7 giorni di viaggio rispetto a quella classica e quindi meno inquinamento. Senza far trapelare che le acque dell’Artico custodiscono il 20% di tutte le risorse minerarie del pianeta tra cui gas, uranio, platino e zinco, finora poco accessibili proprio a causa o grazie ai ghiacciai.
Nel mostrare allo spettatore il risultato della trasformazione, l’opera lo porta a riflettere sui processi e sui diversi punti di vista, compreso quello delle popolazioni locali, riprese sporadicamente nelle loro attività quotidiane. A predominare sono gli agenti del cambiamento attraverso la bellezza architettonica spiazzante dei nuovi insediamenti che, grazie alla capacità evocativa dell’arte, rendono ancora più presente l’assenza dei ghiacciai.
Rimane il grande interrogativo: lasciare che sia, in nome delle “magnifiche sorti e progressive” oppure… La Mazzi non dà e non vuole dare una risposta. Suggerisce ma non dice. Rappresenta ma non impone. All’arte il compito di mettere in moto emozioni.
Il convegno è stato organizzato da Fondazione Cariverona in collaborazione con Contemporanea – università di Verona nell’ambito del programma pubblico del progetto Panta Rei che vede arte e scienza impegnate in un confronto e approfondimento sul tema della gestione e la salvaguardia delle risorse idriche.
Nella sessione pomeridiana dell’evento hanno partecipato oltre ad Elena Mazzi, Jessica Bianchera, direttore artistica del progetto Tomorrows A Land of Water, Sara Mattiazzi, responsabile Comunicazione della Ocean Space Foundation di Venezia, Stefania Gorbi del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università Politecnica delle Marche, che, attraverso il racconto della sua esperienza al Parco Nazionale del Karakorum Centrale, ha riaffermato il diritto universale all’acqua, e l’ingegner Luca Comitti con un’analisi delle disuguaglianze attraverso la condivisione di microazioni dal grande impatto come la costruzione di un pozzo in paesi africani. A fare il punto sulla gestione e tutela delle risorse idriche anche in prospettiva europea Roberto Mantovanelli, presidente di Acque Veronesi.