Fino al prossimo 26 gennaio, lo storico caffè letterario Giubbe Rosse di Firenze, ospita la mostra fotografica di Giovanni Fanetti facente parte del progetto Frammento d’eternità. Nato nel 2021 da un’idea di Maria Cristina Galletti, compagna nella vita e nell’arte del fotografo Giovanni Fanetti scomparso nel 2020, il progetto è stato presentato da Jacopo Chiostri, con l’intervento di Valerio Dehò e la partecipazione straordinaria dello storico dell’arte Tomaso Montanari. Tra gli eventi che ne fanno parte, mostre fotografiche, proiezioni e la pubblicazione di libri della collana Fermare il Tempo creata da Fanetti nel 2016 e curata da Maria Cristina Galletti per l’Editore Firenze Libri. La collana, in particolare, si compone di dieci libri, di cui sette sono già stati dati alle stampe: Firenze (2017); Motociclismo e Sidecar (2017); L’infinito mutevole (2019); Erano bolle di sapone e forme di luce (2022); Voci di pietra (2023); Paesaggi toscani (2023); San Frediano, rione degli artigiani (2024). Con i suoi scatti perlopiù in bianco e nero, Fanetti ha esplorato vari generi fotografici, iniziando con lo sport negli anni Settanta, poi i campioni dell’atletica e negli autodromi i grandi piloti del motociclismo. È passato dalla street photography ai lavori di reporter, confrontandosi con tematiche sociali ma anche con i paesaggi toscani. Artista eclettico e spirito libero, ha vissuto e visto molto reinterpretando le immagini con la sua sensibilità. Attraverso il suo sguardo scorgeva belve ruggenti nelle rocce corrose dal vento oppure immagini di mostri e vari altri personaggi dall’osservazione delle nuvole: un caleidoscopio di visioni scritte con la luce per immortalare storie e fermare momenti unici. Davanti alle sue fotografie è impossibile non provare una forte emozione per l’umanità, l’amore, il senso estetico e i valori formali che i suoi scatti trasmettono all’osservatore. Nel progetto in mostra, realizzato negli anni Settanta in San Frediano, storico rione degli artigiani a Firenze, ritroviamo attimi di vita quotidiana raccontati con grande rispetto, attraverso volti di persone che narrano momenti di vita, filtrati dalla sua mediazione creativa. Il critico d’arte e pittore Renzo Margonari si è così espresso sull’opera di Fanetti: «È questo il suo omaggio al tempo vissuto, il ritratto del quartiere, non solo delle persone che lo animano. Insomma, è un ritratto globale che comprende anche la fisionomia psicologica dell’operatore. Ogni foto è un ritratto collettivo, dove anche un solo individuo può rappresentare l’intera comunità, un ritratto culturale costruito d’immagini che sono memorie morali, giudizio sociale, storia visiva». Attraverso la sua capacità di vedere il mondo con occhi sempre nuovi, Fanetti esprime con sincerità il suo pensiero e il suo amore per la vita. Le sue immagini si trasformano in parola poetica capace di evocare e aggiungere al visibile l’invisibile sostanza del suo pensiero.