Un gesto concreto al di là delle parole. Che, da Firenze a tutta Italia, si traduce in migliaia di quadrati di lana cuciti insieme. Che compongono coperte, scialli, rifugi per chi, come dice chi ha avuto l’idea “per indigenza non può permettersi neppure di scegliere quando e se mangiare, quando dormire o quando andare in bagno”.
L’associazione si chiama Sheep Italia, esiste da oltre cinque anni e ha sede a Firenze, anche se il magazzino di raccolta della lana si trova a Montelupo Fiorentino. Un gruppo allargato composto da migliaia di persone che, con ogni probabilità, ha salvato tante vite umane dal freddo.
Perché circa 15 mila sono le persone che, ogni anno, partecipano alla realizzazione delle coperte che, grazie alla forza di un’iniziativa tutta fiorentina, portano calore e speranza a chi vive nella sofferenza e nell’indigenza.
Sono persone di tutte le età, dai bambini delle scuole primarie agli studenti delle superiori, che, armati di ferri da maglia o uncinetto, uniscono fili di lana per realizzare manufatti destinati a chi ha perso tutto. Le dimensioni dei quadri in lana cui si devono attenere le persone che inviano la materia prima sono precise: 90 per 180 centimetri per le coperte singole, 60 per 120 centimetri per gli scialli. Ogni pezzo, ogni quadretto di lana, misura 15 per 15 centimetri. Per confezionare una coperta piccola servono trentadue quadri, mentre per quella grande ne servono settantadue.
L’iniziativa, nata cinque anni fa, è un esempio concreto di come la solidarietà possa essere una forza collettiva, che unisce migliaia di persone. “Sono uomini, donne e ragazzi che lavorano senza chiedere nulla in cambio,” racconta il presidente dell’associazione Sheep Italia, Saverio Tommasi.
“Abbiamo un magazzino a Montelupo Fiorentino, ma il nostro lavoro si estende in tutta Italia. La lana arriva da ogni parte, e i volontari, sparsi in diverse città, si impegnano per assemblare le coperte e distribuirle, portando un po’ di conforto a chi ne ha più bisogno.”
Ogni anno, dal primo settembre al 15 novembre, giunge a Montelupo il materiale e inizia la preparazione delle coperte. Ma non si lavora solo lì: gruppi di lavoro esistono in tutta la Penisola e, in Toscana, vi sono volontari a Prato, Empoli e Pistoia.
“C’è chi lavora la lana a casa, chi per finire il lavoro in tempo porta il lavoro in vacanza, in estate, sotto il solleone del mare – racconta Tommasi”.
“Nel 2024 abbiamo deciso di ampliare il nostro intervento. Le nostre coperte non sono state destinate solo ai senzatetto, ma anche alle donne ospiti delle case rifugio per le vittime di violenza. Per loro non è solo un dono materiale, ma un gesto che vuole dare calore umano, offrire un po’ di conforto psicologico.”
Un altro dato che evidenzia l’impatto dell’associazione è il numero di coperte consegnate in cinque anni: “Abbiamo superato le ottomila coperte donate. E, solo nel 2024, abbiamo superato le tremila”, afferma Tommasi con orgoglio. Le coperte vengono distribuite in tutta Italia, da nord a sud, raggiungendo anche i luoghi più lontani: “Non ci limitiamo a dare una coperta ai clochard. Le nostre coperte vanno a chi vive in condizioni di estrema povertà, a chi è costretto a riparare in case abbandonate, ruderi o case cantoniere senza finestre. È difficile rendersi conto di quante persone in Italia, oltre 5 milioni, vivano in povertà assoluta”.
L’associazione Sheep Italia conta settanta soci effettivi e tutti, senza eccezione, sono volontari. La loro passione e impegno sono la linfa vitale di un’associazione che, come dice Tommasi, “è unica in Italia. In origine – ricorda Tommasi – l’idea era quella di coinvolgere persone con disabilità a lavorare anche per stare insieme. Oggi, anche con il loro aiuto, realizziamo un prodotto simbolo di speranza per chi è meno fortunato. È un progetto che cresce, che coinvolge sempre più persone e che, alla fine, riesce a dare un sorriso a chi ne ha bisogno.”
Un aspetto che rende speciale questo progetto è il modo in cui vengono distribuite le coperte. Non sono semplicemente regalate a chi le chiede, ma vengono fatte scegliere. “Non dimentichiamo che chi vive per strada non ha la possibilità di scegliere quasi nulla: né dove mangiare, né dove dormire – spiega Tommasi –. Dare loro la possibilità di scegliere una coperta significa restituire loro un po’ di dignità. Non si tratta solo di un gesto pratico, ma di un modo per dare un po’ di voce a chi è invisibile”.
Saverio Tommasi, che è anche giornalista e scrittore, racconta il suo impegno con una passione che si riflette nei numeri e nelle storie di chi ha ricevuto una coperta. “Siamo una piccola realtà che riesce a fare una grande differenza. Ogni anno vediamo le persone che sorridono quando ricevono una coperta. È un piccolo gesto, ma per loro è qualcosa che cambia la vita.”
Chi vuole collaborare con l’associazione, donando lana o lavorando per la creazione di coperte, può visitare il sito ufficiale sheepitalia.it.
Francesco Sanfilippo
fsanfilipporcs@gmail.com