Il 21 aprile scorso, al Cinema Modernissimo di Bologna è stato proiettato in anteprima il docufilm su Flora Monti, la prima staffetta partigiana italiana.
Originaria di Monterenzio (Bo), a soli 12 anni accettò un rischio enorme, per la sua età: recapitare i messaggi ai gruppi partigiani della resistenza che, durante la Seconda Guerra Mondiale, si trovavano sull’Appennino tosco-emiliano.
La data di uscita della pellicola non è causale: proprio il 21 aprile 1945, infatti, Bologna fu liberata dai nazifascisti. Gli stessi americani, nel 1944, salvarono lei e la sua famiglia, con la quale la piccola si trasferì nel campo profughi romano a Cinecittà.
Nata nel 1931, nelle sue missioni nascondeva – fra i capelli raccolti a treccia oppure nella punta delle scarpe indossate – missive che, se scoperte, le sarebbero costate la vita.
E quando i nazifascisti la fermavano per strada e le chiedevano dove stesse andando lei rispondeva – astutamente in preventivo accordo con il tabaccaio del paese – che aveva appena acquistato i sigari per il nonno. La bambina, infatti, ne teneva sempre uno in tasca, per poterlo mostrare all’occorrenza.
Intervistata da Geppi Cucciari nella trasmissione Splendida Cornice andata in onda il 25 aprile scorso, con inaudita lucidità la Monti ha svelato come, da preadolescente, abbia trovato il coraggio di diventare una partigiana, anche in risposta alle violenze che suo nonno aveva in precedenza subito per mano fascista.
Ha poi tenuto gli spettatori con il fiato sospeso – nonostante tutti conoscessero la conclusione della vicenda – raccontando delle due volte in cui i nazifascisti la fermarono per strada e le chiesero di spogliarsi, facendola restare in slip e maglietta, per controllare se nascondesse qualche biglietto negli abiti. Ma anche nelle scarpe: e di come, soltanto per un vero miracolo, non sia stato trovato quel fogliettino quasi incollato alla punta delle calzature indossate quel giorno, che era stata costretta a togliere. Mentre la scarpa veniva perquisita e controllata dai nazifascisti, il pensiero della bambina si era concentrato su Edera Francesca De Giovanni, la prima donna partigiana fucilata a Bologna, nel 1944.
La sua storia – che, mai come oggi, costituisce un contributo preziosissimo e addirittura un monito per le nuove generazioni – è divenuta un film; grazie all’interpretazione della giovane Deina Palmas ma, soprattutto, a Martina De Polo che ha raccolto la testimonianza della donna, oggi novantatreenne, e curato la regia della pellicola, in un mix tra finzione e realtà.
La colonna sonora del film è arricchita dal brano Staffette in bicicletta – di Vinicio Capossela (feat Mara Regeghieri) –, da quest’ultimo donata per celebrare il fondamentale ruolo delle donne durante la Liberazione.
Le note fanno da sottofondo ai sentimenti della Flora bambina, rappresentati fedelmente: dal terrore di poter essere scoperta – e, con ogni probabilità, ammazzata – dai nazifascisti; alla determinazione e al coraggio della bambina nel contribuire, a proprio modo, alla causa partigiana.
Il film è stato prodotto da Colombo, grazie al finanziamento dalla Regione Emilia-Romagna e al supporto di UNICEF. Viene poi distribuito da Lo Scrittoio nella settimana della Festa della Liberazione, nelle principali città italiane: Roma, Milano, Firenze oltre, naturalmente, Bologna.