Un mondo di sigilli, porte e bocche chiuse o che cercano di esserlo. E’ questo il microcosmo che il regista austriaco Edward Berger ci ha presentato nel suo ultimo film “Conclave”, che ha già ottenuto otto nomination all’Oscar.
Prendendo spunto dall’elezione di un nuovo Papa (immaginario), il regista invita lo spettatore a seguirlo in un microcosmo misterioso dove arrivano i cardinali per celebrare il conclave, uno dei momenti più importanti per l’umanità non solo cristiana. Gli ecclesiastici chiamati ad operare la scelta del nuovo papa vengono “sequestrati”, chiusi e separati dal mondo, dalla realtà esterna. A mano a mano che si susseguono gli spogli delle schede si entra nella vita e nei segreti degli uomini più appetibili alla carica. E si scoprono inganni, peccati, vizi, debolezze che non sono affatto diversi da quelli dell’umanità peccatrice. E il mondo “altro” irromperà nella sala del voto, nel luogo sacro e misterioso attraverso l’esplosione di una bomba. Si pone il dilemma: come reagire? Tornando alla rigidità del passato o aprendosi al nuovo, accettando con umiltà che si può aspirare ad un ideale ma non si può essere in quanto uomini sempre ideali? La macchina da presa consente allo spettatore di concentrarsi sui singoli protagonisti della vicenda, impietosamente indagati nelle loro debolezze e malcelate ambizioni. La regia è pulita, non subisce in apparenza scossoni o deviazioni ma i vuoti, i silenzi interrotti da suoni non armonici parlano e pretendono un cambiamento di rotta. A cominciare dagli sguardi dei “prigionieri” nel passaggio dall’orizzontale del sospetto, del potere, del dubbio all’alto della dignità ritrovata o aspirata. A dare forza le prove convinte del cast a cominciare da Ralph Fiennes, il protagonista, il vescovo decano che suo malgrado è chiamato a svolgere il compito di amministratore, a lui è stato affidato il delicato compito di organizzare il cerimoniale e fare in modo che tutto si svolga nel modo meno distante dall’ideale spirituale. Convincente anche Isabella Rossellini, candidata all’Oscar (per la prima volta in carriera) come attrice non protagonista, il femminile, che viene chiamata a decidere di oltrepassare i limiti spaziali e di ruolo assegnati da una società clericale rappresentata per lo più da logiche maschili. Le irrequietudini e istanze del mondo di fuori non bussano alla porta. Sono già dentro chi rappresenta o presume di rappresentare esseri umani mossi da bisogni di natura diversa ma tutti ugualmente forti e mai del tutto sbagliati. E sarà la parola carica di convinta imperfetta umanità a prendere su di sé il carico della responsabilità.