Una serata ricca di contenuti sul tema della rappresentazione della Natività di Cristo nella storia dell’arte. Il 12 dicembre la docente Tiziana Pezzella, con garbo e competenza, ha proposto numerosi dipinti ad un pubblico attento. La serata si è svolta nei locali della parrocchia Sant’Andrea apostolo di Pescara.
Nel commento alle opere Pezzella ha seguito un criterio strettamente cronologico partendo da un’immagine dipinta nelle catacombe di Priscilla risalente al II sec. dC. Nella Natività alla cappella Palatina di Palermo il bambino è adagiato su un piano, anticipazione del sepolcro nel quale sarebbe stato riposto. E’ uno dei temi forse più ricorrenti nelle rappresentazioni della nascita di Cristo.
Nella Natività di Giotto (cappella degli Scrovegni, 1305) i pastori sono di spalle. Un artificio pittorico che Giotto ha usato spesso. I personaggi di spalle siamo noi che osserviamo la scena con attenzione. Sempre del XIV secolo è il dipinto di Taddeo Gaddi.
La Natività di Puccio Di Simone presenta la novità della Vergine Maria inginocchiata seguendo le indicazioni date da santa Brigida di Svezia dopo una visione.
Al secolo XV appartengono le opere del Beato Angelico (adorazione del bambino, 1440) e quella con profondità prospettica e colori decisi di Andrea Mantegna (adorazione dei pastori, 1459). San Giuseppe con le gambe accavallate che dialoga con i pastori è l’originalità della Natività di Pietro della Francesca (1475) dipinta verso il termine della vita.
Cominciano ad essere rappresentate in questo periodo le prime natività notturne con Gesù “fonte di luce”, altro tema che ricorre nella storia dell’arte. Come anche il particolare della bisaccia che accompagna spesso le rappresentazioni della natività ad indicare il pellegrinaggio terreno di Cristo. I pastori sono spesso tre, rappresentati con bastone, flauto e cornamusa e sono di età diverse ad indicare le tre età della vita.
Il tonalismo di Giorgione, la Natività di Tiziano dipinta a 20 anni… Lorenzo Lotto che lascia Venezia per rifugiarsi nelle Marche, in particolare a Loreto, dipinge una Natività nella quale San Giuseppe sorride. Nella sua rappresentazione torna la bisaccia ed il legno simbolo del falegname e prefigurazione della croce d Cristo.
La Pezzella si sofferma con passione su Caravaggio che con la sua opera “ha fatto una catechesi perfetta”. La sua vita tribolata, l’attenzione al popolo, gli fanno rappresentare Cristo che si fa ultimo, Dio che si fa povero. “Mori malamente come malamente aveva vissuto”. I modelli dei suoi dipinti erano persone del popolo il che ha permesso di fare un parallelo tra l’opera artistica di Caravaggio e quella di Pasolini.
Verso la fine della sua relazione la docente ha illustrato alcune Natività dipinte in epoca contemporanea. In particolare quella di Paul Gauguin, artista francese vissuto in Polinesia e una di stile futurista. In conclusione ha mensionato le opere di tre artisti abruzzesi: l’aquilano Saturnino Gatti, Teofilo Patini di Castel di Sangro e Annunziata Scipione, l’”artista contadina” di origine teramana.
“Evocare la Natività attraverso una serie di capolavori pittorici dell’arte italiana è possibile e ci permette di compiere un percorso che è insieme di storia, di cultura e di fede”, scriveva il critico d’arte, già responsabile dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.
- in alto la Natività di Annunziata Scipione