“Sole alla valle, sole alla collina, per le campagne non c’è più nessuno”. Così inizia “Amara Terra Mia“, brano musicale di Domenico Modugno del 1971 pubblicato nell’Album “Con l’affetto della Memoria” dedicato al tema dell’emigrazione dal Sud d’Italia, rilanciato, peraltro, molto più recentemente anche da Ginevra Di Marco ed Ermal Meta. Un testo attinto da una lontana tradizione popolare risalente almeno agli inizi del Novecento ma il cui filo di accorato struggimento si posa fino a noi, fino agli anni Duemila durante il correre dei quali il Meridione italiano resta in una condizione di sostanziale splendida desolazione con i fuochi del turismo estivo che si accendono soprattutto sulle coste e litorali marini per poi affievolirsi e spegnersi al termine della bella stagione. Così è in Calabria, ad esempio, Regione da cui per lo scemare delle opportunità lavorative molti giovani scelgono di andarsene. Mi è personalmente capitato di cogliere spunti di conversazione sotto l’ombrellone da parte di studentesse in Medicina in vacanza che si dicevano esattamente: “Che cosa faccio? Nella città in cui studio gli sbocchi lavorativi sono sicuri, ma se stesse male qui, nella mia terra, mia madre o un’altra come lei, chi l’assisterà se tutti ce ne andiamo?”. Una situazione che pone dilemmi seri di non facile soluzione ma che è molto chiara anche a Mariateresa Surianello, giornalista e critica teatrale, che ha scelto il linguaggio dell’arte per ritrovare e restituire a territori un pò remoti quanto belli il valore dell’identità ed appartenenza territoriale. E’ nato così IstmoFest, Festival di teatro, musica, laboratori aperti alla cittadinanza, enogastronomia ed eccellenze artigianali, giunto quest’anno alla seconda edizione svolgendosi nell’antico borgo di Cortale dal 3 al 6 ottobre. Per comprendere esattamente la collocazione geografica dei luoghi, con un piccolo volo dell’immaginazione dobbiamo posizionarci sull’Istmo di Catanzaro, il punto più stretto della Calabria e dell’intera Penisola, una lingua di terra di circa una trentina di chilometri o poco più che unisce i due mari: Mar Jonio e Mar Tirreno. Al centro dell’Istmo (per questo il nome IstmoFest) sorge il piccolo centro cortalese con le sue chiese, quella patronale dedicata a San Giovanni Battista, la cui costruzione fu opera probabilmente di monaci italo-greci nel 1500, i palazzi storici, le fontane seicentesche in pietra verso le quali le donne fino a una cinquantina di anni fa si sono avvicendate a lavare i panni nelle ampie vasche retrostanti. Nel bel borgo dell’entroterra collinare Mariateresa Surianello ha deciso di impiegare lo strumento del teatro con l’Associazione Culturale Tuttoteatro.com, divenendo ideatrice e curatrice di una nuova rassegna da far attecchire in un’area poco conosciuta ma sprigionante la forza endogena di una bellezza capace di dialogare con chi la sappia riscoprire e scorgere.
La novità della manifestazione autunnale
Le manifestazioni culturali si concentrano a Cortale prevalentemente nel periodo estivo e delle ferie agostane. IstmoFest si è svolto nella prima edizione del 2023 a dicembre e quest’anno ad ottobre. L’obiettivo è rivitalizzare la socialità che si attutisce quando i turisti se ne vanno e la seconda edizione, come riferisce Mariateresa Surianello, si è conclusa con successo. Il pubblico ha partecipato e riempito i luoghi del Festival: l’Oratorio ed il ristorante “Sotto&Sopra“. Fra tradizione ed innovazione il programma ha offerto varietà tematiche e stilistiche, come hanno dimostrato per esempio lo spettacolo “Petrolini Infinito” di e con Enoch Marrella, un filologico lavoro teatrale sulla grande figura di Ettore Petrolini che ha catturato i presenti. La compagnia “LaboArt” ha portato l’esperienza del “TeatroLabirinto” per l’indagine attorno al mito del labirinto di Cnosso e del Minotauro, un laboratorio aperto a tutti che si è concluso con una restituzione pubblica. “Sempre LaboArt – prosegue Surianello” – ha messo in scena la performance “Appunti per un Narciso” di e con Francesco Carchidi e il musicista Valerio Mirone, alias Pakkyone, con la sua cetra cinese tradizionale, detta ghuzeng, e le sue sonorità ipnotiche. Ancora, domenica pomeriggio la sala dell’Oratorio si è riempita per la bella commedia in vernacolo “A ruga vecchia” rappresentata dal Gruppo Folk “I Curtalisi”, un lavoro con almeno dieci attori in scena che hanno fatto divertire il pubblico presente suscitando tante belle risate e anche alcuni delicati momenti di commozione”. Al ristorante Sotto&Sopra, che ha impreziosito le sollecitazioni del gusto con la preparazione dei piatti tipici locali, sono stati organizzati reading e concerti: letture e interpretazioni di poesia con l’accompagnamento musicale delle maestre Rosamaria Laugelli e
Antonia Melina insieme ai sapienti assoli del maestro Gianni Riga ed il suo sassofono. Ha contrassegnato il Festival anche un momento espositivo nell’atelier della maestra artigiana Marianna Bertuca e i suoi lavori di tessitura che fanno sopravvivere le più antiche tecniche di allevamento e lavorazione del baco da seta. «In quattro giornate si è creata una comunità di spettatori – dichiara Mariateresa Surianello – con IstmoFest abbiamo gettato dei semi che germoglieranno e si propagheranno. Continueremo a dialogare con la Regione Calabria che ha concesso le risorse per la nostra attività e stiamo già immaginando la prossima edizione”. D’altra parte “trasformare in arte”, in un periodo in cui purtroppo le buone notizie dal mondo non ci circondano, non rappresenta nè un rifugio, nè una zona confort, ma piuttosto una autopedagogia personale e creativa, ciascuno secondo proprie attitudini e vocazioni, per ritrovare segni di bellezza fuori e dentro di noi.