In questo nostro primo “incontro” sulla piattaforma, meglio dire sul pianeta “Digit Radio Italia News”, lo spirito e il clima natalizio ci ispirano a tracciare un focus sulle autentiche radici del Santo Natale, ma proprio di quella notte Santa, nella storia. Una pagina che vorrei quindi dedicare ai visitatori della nostra piattaforma online. Grazie, per l’attenzione! Tra i primi uomini illuminati ad accendere un faro, verso il luogo dove Dio avrebbe dato all’universo, il proprio figlio, fu il profeta Michèa che, come scritto nella Bibbia ebraica e cristiana, preannunciava quale sarebbe stato questo luogo : Bethleem. La patria di David, una predizione fatta oltre 700 anni prima della nascita. In quel periodo, con un decreto, l’Imperatore Cesare Augusto ordinò che si facesse un censimento di terre, risorse, soldati, e gente al Servizio dell’Impero. Ricordiamo che la Palestina non era ancora una provincia romana ma un <protettorato> ma fu sottoposta alla legge comune: un’operazione di censimento “per tribù”. Cos’altro ci dice la storia sulla “destinazione” Bethleem, luogo di nascita del figlio di Dio? Ci dice, per esempio, che due grandi filologi e storici come Ernest Renan e Albert Reville, nell’800 decretarono che quello voluto dall’Imperatore Cesare Augusto, fu un censimento assurdo, quasi surreale solo perché sarebbe stato rappresentato così, dall’evangelista Luca, per difendere la sua causa Il censimento della Palestina, doveva essere fatto secondo le modalità ebraiche: per “clan”. Giuseppe che apparteneva alla famiglia di David doveva quindi andare a Bethleem, la città di David; a 150 chilometri da Nazareth. Bethlemme è a 9 chilometri da Gerusalemme. Il paesino di Betlemme è seduto su due colline, fra giardini a terrazza, boschi di mandorle ed oliveti. Sull’ultima salita, di fianco alla strada c’è la tomba di Rachele, morta mentre dava alla luce suo figlio “Benoni”.
Dopo cinque giorni di cammino, su questa strada ci passò anche Giuseppe con gli arnesi da falegname, in spalla, e Maria a cavallo di quel tranquillo asino grigio come se ne vedono tanti da queste parti. Fu così che arrivarono a Betlemme.
Una volta arrivati a Betlemme, Giuseppe portò Maria davanti alla porta dell’ufficio di censimento. Lì c’era una coda di tantissimi pellegrini, in attesa del turno… Poi Giuseppe, arriva davanti al tavolo dello scrivano e pronuncia in aramaico il suo stato civile: <…. Sono Rabbana Iose, falegname a Nazareth. Appartengo alla famiglia di David e la sposa è Miriam, della stessa famiglia di David…>. Come tutti, toccò anche a Giuseppe pagare il tributo previsto e prestare “giuramento” di fedeltà. A questo punto, toccava trovare un alloggio per la notte. Ma Betlemme si trova a circa 800 metri di altitudine e in dicembre le notti a volte sono molto fredde. In cerca di un luogo dove trascorrere la notte, ormai vicina, mentre Giuseppe spinge l’asinello, tornano in quel “caravanserraglio” dov’era una gran ressa di viaggiatori e di animali. Nella locanda, situata da quelle parti, non c’era posto per Giuseppe e Maria, anche perché non appartenevano a famiglie nobili. E poi… le particolari condizioni di Maria erano incompatibili con l’affollamento di Betlemme in quel momento. Fu così che Giuseppe e Maria accettarono, con gioia, l’offerta che fece qualche pastore, nel frattempo avvicinatosi a loro. Fu, in realtà questo ragazzo il “primo “messaggero di Dio: li guidò fuori dalla porta orientale di Betlemme, su una stradina che portava verso una stalla. Era una di quelle tante grotte che a Betlemme sono scavate nella roccia e dove, nella cattiva stagione. A dare una lettura, con l’occhio della storia, per accendere un affascinante faro sulla grotta dove entrano Giuseppe e Maria per dare alla luce il figlio di Dio, ci pensò San Giustino, un palestinese doc e apologista del secondo secolo. Su questa “grotta eterna” di Betlemme, l’imperatore “Costantino il Grande”, figlio di Sant’Elena, nel 330 dopo Cristo, costruì la prima basilica, poi distrutta e ricostruita da Giustiniano Imperatore.
Intanto… torniamo sulla luce che illumina, da sempre, la “Grotta eterna”.
In dicembre, a Betlemme si festeggia la < festa della luce> che fu istituita in memoria della restaurazione dell’altare, compiuta da Giuda Maccabeo, antico soldato ebreo. In quei giorni, in tutte le sinagoghe del mondo, nelle case ebraiche, s’intona il famoso canto intitolato “Hallel” che canta… < Ecco il giorno che il Signore ha fatto. Benedetto colui che viene nel nome del Signore! >. In ogni casa, nel ricordo del giorno in cui a Gerusalemme fu acceso il fuoco sacro, si accendono tante lampade quanti sono i membri della famiglia e se ne aggiunge una come simbolo del Messia che deve arrivare! Tornando alla descrizione dei luoghi che si respira, ripercorrendo la Notte Santa, è prezioso ricordare il racconto del grande gesuita francese Albert Bessières S.J.: un testimone racconta! Ai piedi della collina di Betlemme, verso est, in prossimità del campo di Booz, dove Ruth, sposa di Booz e madre di Obed, padre di Jesse cioè il padre di David, antenato di Gesù….c’è la valle di Bethsaur. Si trovava proprio qui, l’accampamento di quei pastori a cui apparve la stella nella notte di Natale. Verso l’accampamento dei pastori, c’è un sentiero e alla sua destra si entra nella “Casa del Latte” dove Giuseppe, Maria ed il Bambino trovarono rifugio nella notte dopo Natale.
Quella notte, alcuni pastori mentre raggiungevano la grotta dove erano soliti portare il proprio gregge per vegliarlo nella notte, turbati da un tempo cattivo, si fermarono in un’altra grotta dove si addormentarono. Così… mentre dormivano nell’accampamento, nel silenzio apparve loro un angelo. Una fulgida luce della gloria di Dio li avvolse, talché li colse un gran terrore! Dio stava per consegnare ai pastori il mistero della nascita di Gesù. Nell’aria della notte innevata, risuonarono le parole di quell’angelo: <…Non temete, vi annuncio la buona novella di una grande gioia per voi e per il popolo tutto. Oggi, nella città di David è nato un Salvatore. È Cristo, il Signore! Ecco il segno che vi dò per riconoscerlo: Troverete un bambino avvolto nei lini e posato in una mangiatoia …>. All’improvviso, all’angelo si unì uno stuolo di altri angeli che sussurravano :<… Gloria a Dio nel più alto dei Cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà >. I pastori, uscendo dalla grotta dove dormivano quella notte, si affacciano e guardano all’orizzonte dove si presenta questo scenario celeste…. Guardando la luce verso la grotta, i pastori riconoscono che quella era proprio la grotta dove abitualmente accompagnavano le loro greggi. Si rivestono e raccolgono un po’ di doni: un otre di vino, qualche galletta, una pelle di pecora, una colomba, un agnello. Poi, ancora scalzi, si mettono in marcia verso la grotta, a circa cento metri da quella dove dormivano quella notte. Questi uomini umili, dagli occhi limpidi e abituati a contemplare le stelle; entrati nella stalla, trovano il bambino disteso sopra un po’ di fieno. Come gli angeli avevano predetto: era Cristo, il figlio di Dio. In ginocchio, i pastori, lo adorano e recitano la loro preghiera Hallel. Prima di lasciare la grotta per tornare alle loro greggi, raccontano a Giuseppe e Maria quello che hanno visto e sentito quella notte. Tutto ciò che Maria teneva stretto nel cuore e meditava nel silenzio della notte! Tornando alle loro greggi, i pastori portano la notizia ai betlemiti. Un Messia, verso cui, da oltre quattromila anni, si rivolgevano i pensieri di questo popolo che adesso trova il figlio di Dio, a pochi passi. Questa è la storia della “magica” notte di Natale, quando Dio, per la prima volta, mostra suo figlio all’umanità! Si apre così il nostro dialogo con l’Universo!
Alfredo Gallerati DIGITRADIO ITALIANEWS PUGLIA