Il podcast Ombre della Guerra esplora il lato cinematografico delle paure della Guerra Fredda, un’epoca di tensioni globali e sotterranei conflitti ideologici, che ha fatto fiorire nell’ombra le radici profonde della paura.
Ideato e condotto dalla regista Angiola Janigro e dalla giornalista storica Leila Tavi, il podcast è compost da dodici episodi, attraverso cui saranno analizzati alcuni film che hanno saputo rappresentare in modo originale le paure collettive tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.
Mentre la Cortina di Ferro calava tra Est e Ovest, il mondo s’immergeva in un calderone di ansie, con la minaccia costante di un conflitto nucleare che gravava sulle menti di milioni di persone. In questo scenario di incertezza le paure si moltiplicavano, plasmando la cultura, l’arte e la psiche collettiva. La Guerra Fredda, con le sue ombre minacciose, è stata un periodo in cui la paura ha rappresentato un compagno di viaggio inevitabile, lasciando un’impronta indelebile nella storia e nel cuore umano.
Nel 1947 le tensioni sulla divisione di Berlino portarono a una profonda spaccatura dell’Europa. In quell’anno il poeta di origine britannica Wystan Hugh Auden dedicò una sua composizione all’età dell’ansia intitolata The Age of Anxiety: A Baroque Eclogue. Il poema ha ispirato Leonard Bernstein nella composizione dell’omonima Sinfonia n. 2 del 1949, che a sua volta ha ispirato un balletto del 1950 ideato dal coreografato Jerome Robbins.
La Guerra Fredda diede il via a due competizioni: la corsa agli armamenti e la corsa allo spazio. Questo clima generò sospetto, sorveglianza e spionaggio, influenzando arte, design, cinema e letteratura. Momenti di sfida, come la costruzione del Muro di Berlino nel 1961 e la Crisi dei Missili Cubani nel 1962, fecero salire in una sorta di escalation le tensioni.
La paura di un attacco nucleare gettò un’ombra lunga sul nostro mondo post-bellico, influenzando la vita quotidiana e la cultura, da design e architettura a film e letteratura. Nonostante le paure collettive, gli anni Cinquanta e Sessanta hanno rappresentato un’epoca di ottimismo tecnologico. C’era una grande fiducia nella possibilità che la scienza potesse plasmare un futuro migliore. Innovazioni come la plastica e i computer da un iniziale uso bellico divennero parte di un paesaggio dai contorni un po’ più rassicuranti nel mondo occidentale del dopoguerra.
Il cinema rifletteva le paure trasformandole in storie coinvolgenti con temi come invasioni aliene, infiltrazioni comuniste o l’era spaziale. In modo contraddittorio la bomba atomica divenne, in un certo senso, un simbolo di modernità, malgrado la persistente paura di annientamento globale. Nonostante la minaccia nucleare l’entusiasmo per un futuro luminoso reso possibile dalla scienza fu tangibile. La corsa allo spazio e l’era dei computer non soltanto portarono a innovazioni tecnologiche, ma anche a immaginare un mondo futuro plasmato dalla scienza, nel bene e nel male.
La prima puntata del podcast sarà online nel mese di dicembre qui su DigitRadio. Il viaggio attraverso le ombre della Guerra Fredda ci porterà a esplorare con sagacia, ma allo stesso tempo con leggerezza, le paure cha hanno plasmato un’epoca.
Immagine in evidenza: 35th POTUS John F. Kennedy(left) in front of American Flag and Premiere Nikita Krushchev(right) in front of Soviet Flag by Ruby Jennings (CC BY-SA 4.0).
Montaggio a cura di Pamela Mattana.
Note biografiche delle autrici
Angiola Janigro, di origine molisana, vive e lavora a Roma. Tra i suoi lavori più importanti ricordiamo il lungometraggio La Porta Di Casa (1985), scritto e diretto insieme a Heddy Honigmann. Il film è stato accolto con grande interesse dal pubblico e dalla critica olandese e L’Equivoco Della Luna (1993). Entrambi i film sono stati apprezzati in tutti i festival nazionali e internazionali cui hanno partecipato in concorso. Il film Oggidunque, ha partecipato, con successo, nel 2005, alla 41° Mostra Internazionale Del Nuovo Cinema di Pesaro e al X Romafilmfestival. Nel 2008, con la sceneggiatura Un Cuore In Due, ha vinto il primo premio al Film Festival di Busto Arsizio (presidente di giuria Carlo Lizzani). Nel 2013, il più recente soggetto Over The Water, Under The Wind è stato selezionato (12 partecipanti su 177 candidati) per partecipare a Puglia Experience, workshop internazionale per sceneggiatori professionisti organizzato dall’Apulia Film Commission e diretto da James V. Hart, Christopher Vogler e Claire Dobbin. 6 dei 12 sceneggiatori partecipanti al workshop hanno ottenuto nomination per l’Oscar 2023.
Leila Tavi, nata a Roma, ha vissuto tra Vienna e Bratislava. Allieva del prof. Andreas Kappeler, uno dei massimi esperti di Russia multietnica e di storia dell’Ucraina a livello internazionale, è stata numerose volte visiting professor nelle principali università russe. Scrive per InStoria dalla sua fondazione, nel 2005. Dal 2008 è giornalista pubblicista. Dal 2017 è direttrice responsabile del settimanale di cultura in inglese e in italiano E-goTimes. Ha pubblicato a puntate il suo primo romanzo autobiografico A est del Danubio con la GBEditoriA. A maggio 2010 è uscito con la stessa casa editrice il suo secondo romanzo Vietato pensare a colori. In corso di pubblicazione la curatela della ristampa anastatica dell’interessante opera del marchese Federico Fagnani dal titolo Lettere di Pietroburgo, pubblicata per la prima volta nel 1812. Fa parte di 100Autori per il Cinema, AISSECO, Donne di Carta. È Dramaturg per il Festival Internazionale di Teatro Contemporaneo Quartieri dell’Arte.