Percepire il senso e la sacralità della Terra
Pace, disaccordi, guerre … comportamenti collettivi. Gli stili di vita a cui ci costringiamo hanno spento la nostra sensibilità, la facoltà che ci permette di ritrovare la sintonia con i ritmi profondi della natura e di intuire anche ciò che non può essere razionalmente spiegato.
Siamo consci che stentiamo ad addentrarci con il pensiero nel mistero della Terra su cui viviamo e di cui siamo impastati. Con stupore si può avvertire che c’è un rapporto tra noi e la Natura e tra tutti gli esseri viventi, un senso profondo, è il senso del sacro.
Le domande vitali
Quando l’uomo iniziò ad interrogarsi sul perché di tutto, cercò per prima di capire il mistero della sua esistenza, se c’era un perché, un senso profondo che andasse oltre ciò che percepiva con la ragione: il senso della Vita, della Terra e della Natura tutta. Natura che si rivelava a volte amica e genuina, a volte malvagia ed oscura, oppure divinità a cui rendere omaggio o di cui avere timore poiché custodiva nel suo grembo il segreto della vita.
Lo studio delle scienze
Con lo studio delle scienze, poco alla volta si fece strada l’opinione che la natura potesse essere dominata dalla capacità umana della ragione, dimenticando la differenza che c’è tra razionalità e intelligenza. L’intelletto può intuire ciò che non può essere spiegato razionalmente, pur essendo altrettanto vero; è in grado di percepire la dimensione del sacro che lo pone in sintonia con i ritmi della Natura.
Tutto è connesso
Con l’intelligenza l’essere umano ha la capacità di percepire il sacro anche in dimensione collettiva. Ciò significa che il singolo non si identifica solo con il proprio ego, perché sa di essere frammento di una dimensione collettiva. In essa ciascuno si riconosce parte di qualcosa di più vasto, partecipante alla trama della vita nella sua interezza, fatta di modelli, archetipi e simboli e di cicli, suoni e ritmi. Diversamente potrebbe instaurarsi un rapporto di dominio del materiale sullo spirituale, dominio dei popoli emancipati sui popoli la cui cultura è sottovalutata per motivi etnici.
Relazioni con l’ambiente, centralità della questione ecologica
Da qualsiasi punto di vista si vogliano affrontare i problemi e le contraddizioni della società contemporanea, è indispensabile e urgente riaffermare la centralità della questione ecologica nel suo significato ultimo: il distacco tra la cultura umana e la natura. Avvertire le emozioni, le sensazioni, i linguaggi, il succedersi delle stagioni, i cicli e percepire di avere un principio comune nel Grembo vivente della Madre Terra.
La pace tra i popoli
La pace tra i popoli è possibile, anche se difficile e impegnativa perché richiede di riconoscersi, pur nelle diversità, parte di un mosaico, in una dimensione collettiva formata dalle Nazioni. La pace è possibile perché tutte le realtà sono connesse alla linfa vitale che sgorga dalla Madre Terra.
Il caso delle etnie native
La rivalutazione della cultura degli indiani sul suolo americano contribuisce a riscoprire tutte le popolazioni indigene della Terra e, di conseguenza, riscoprire l’armonia tra il naturale e il culturale.
E’ indubbio che le popolazioni native americane abbiano qualcosa da insegnarci sul loro rispettoso rapporto con la Terra. Solo dopo la liberazione dalla schiavitù, alla fine del 1800, iniziò l’interesse degli studiosi per la cultura delle popolazioni indigene del pianeta. La conoscenza della cultura e delle antiche tradizioni di questi gruppi etnici ha portato a riscoprire quando radicato in loro fosse, e sia tuttora, la percezione dell’armonia tra il naturale e il suo senso profondo.
Questa preghiera esprime bene i sentimenti dell’anima di un nativo americano:
Grande Spirito, la tua voce è nel vento,
tu nutri ogni forma di vita nel mondo,
ti prego ascoltami!
Io non sono nulla e la mia forza non è niente, ho bisogno di forza e saggezza.
Consentimi di camminare nella bellezza e che i miei occhi possano vedere la bellezza del tramonto.
rendi le mie mani rispettose delle cose che hai creato
consenti alle mie orecchie di sentire la tua voce perché possa muovermi senza fallo.
Donami saggezza perché possa capire ciò che hai insegnato al mio popolo.
Voglio imparare la conoscenza che hai nascosto in ogni roccia e in ogni foglia.
Io cerco la forza non per farmi grande rispetto al creato, non per farmi grande di fronte al mio fratello
ma per combattere il mio nemico più grande, me stesso.
Rendimi sempre pronto a unirmi a te con mani pulite e occhi retti.
Perché il mio spirito, come quando la vita svanisce, possa dissolversi come il tramonto
il mio spirito riesca a venire a te senza vergogna.
Il modello del popolo Navajo
Uno dei rari esempi di continuità e fedeltà a questi principi, è dato dal popolo Navajo custode dell’identità amerinda all’interno della società statunitense Queste popolazioni pur mantenendo vivi i propri valori di lingua, cultura, tradizione, si sono adattate al progresso nell’ultimo secolo organizzandosi in una struttura sociale autonoma moderna e integrata come nazione all’interno di una nazione.
Al popolo Navajo fu insegnato come vivere nel modo più giusto in armonia con l’Universo e con la Madre Terra, Padre Cielo e molti altri elementi come l’Uomo, gli animali, le piante e gli insetti da cui traspare una saggezza che conserva il ricordo di una sapienza antica. Essa si intravede nelle riflessioni di Alce Nero:
Allora, io ero là, sulla più alta delle montagne,
e tutto intorno a me c’era l’intero cerchio del mondo.
E mentre ero là, vidi più di ciò che posso dire e capii più di quanto vidi;
perché stavo guardando in maniera sacra
la forma spirituale di ogni cosa,
e la forma di tutte le cose che, tutte insieme, sono un solo essere.
E io dico che il sacro cerchio del mio popolo
era uno dei tanti che formarono un unico grande cerchio,
largo come la luce del giorno e delle stelle,
e nel centro crebbe un albero fiorito
a riparo di tutti i figli di un’unica madre ed in un unico padre.
E io vidi che era sacro…
(Alce Nero, Il Tramonto, Heaka Sapa, Sioux Orlala)