Nuovamente accessibile Palazzo Te dopo l’azione dimostrativa di cinque attivisti che hanno imbrattato fortunatamente solo il plexiglas di una delle opere più prestigiose in esposizione.
Mettete in conto almeno una mezz’ora di fila se non volete prenotare la visita on line ma ogni minuto di attesa sarà ben speso. A Mantova ancora fino al 6 gennaio è possibile visitare la mostra “Picasso, Poesia e salvezza”, ospitata a Palazzo Te. Una cinquantina di opere, alcune esposte per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione del Musée national Picasso-Paris e della famiglia dell’artista, divise in quattro sezioni a creare un gioco di rimandi e dialoghi tra epoche, linguaggi artistici e naturalmente tra artista e spettatore. Nelle magiche sale di Palazzo Te si (ri)scopre un Picasso diverso, contemporaneo, umanamente vicino e fragile quasi esorcizzato nella figura del fauno ferito ritratto nel 1937, eppure già capace di scoprire e attivare risorse per sopravvivere alle difficoltà personali e artistiche, usando anche la metamorfosi come strategia. Se il tema della trasformazione in altro da sé è citato in alcuni affreschi di Palazzo Te, la stessa operazione viene sperimentata e vissuta dal genio attraverso diversi mascheramenti fino alla creazione del suo alter ego, il minotauro, presente sia sotto forma di arazzo che come busto in marmo. Come confessa lo stesso pittore a commento della sua Minotauromachia del 1935 “ se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea il risultato sarebbe la figura del Minotauro.” Qui si apre un gioco di specchi con il palazzo mantovano. Per la sua costruzione tra il 1525 e il 1535 e la realizzazione della Camera dei Giganti l’architetto e pittore Giulio Romano trasse ispirazione dal poema Le metamorfosi di Ovidio. E quattrocento anni dopo Picasso crea una serie di incisioni dedicate alla stessa opera. In continuità con il tema della mostra dedicata all’artista spagnolo dal titolo “Picasso, lo straniero” presente a Milano fino al 2 febbraio, si seguono le tracce del Pablo straniero arrivato a Parigi vittima di diffidenza xenofoba che riesce però a trovare anime gemelle tra artisti dediti ad altre forme espressive e sperimenta non solo nel disegno e nella pittura ma anche nella poesia. Davanti a pagine di un quadernetto usato da Guillaume Apollinaire come agenda sembra quasi di essere presenti quando l’artista e il suo amico Max Jacob scambiano nomi e indirizzi a fine serata. Solo l’inizio di un rapporto di reciproca stima di cui nella mostra sono testimonianza il ritratto per la raccolta di poesie Alcools e la figura del buffone ne Les Saltimbanques del 1905 accanto a Picasso-Arlecchino. E se si mastica il francese si possono apprezzare le capacità chiromantiche o intuitive di Jakob che pochi mesi dopo il loro primo incontro avvenuto nel giugno del 1901 legge la mano del futuro genio e riconoscendone il “talento per tutte le arti” ne rimane folgorato “E’ come la prima scintilla di un fuoco d’artificio. La luce viva d’una stella del genere si incontra di rado e solo tra i predestinati”.
Cadeau: Yves Montand in video che recita la Promenade de Picasso di Jacques Prevert.
Curatrice della mostra Annie Cohen-Solal in collaborazione con Johan Popelard. Per maggiori informazioni basta consultare il sito ufficiale: http://www.centropalazzote.it