
Ogni azione di ogni essere umano impatta l’ambiente e di conseguenza l’esistenza come parte integrante dell’universo-mondo. Le opere del concorso internazionale Prix Pictet, oggi riconosciuto come il più importante e prestigioso premio fotografico internazionale dedicato alla sostenibilità, giunto alla X edizione, ne sono una prova concreta grazie a chi con la propria creatività ci mostra ciò che guardiamo senza vedere.
Artisti di dodici paesi hanno esposto le loro opere a Verona e hanno irretito l’occhio dei visitatori nella personale percezione e rappresentazione del concetto di “Human”, tema scelto quest’anno per il premio. Come si comprende subito dalle opere selezionate, Human è il risultato di una relazione tra essere umano e natura-ambiente. Le condizioni umane rappresentate sono un repertorio di possibilità a volte devastanti, a volte promettenti, legate all’ambiente che ci ospita: si va da un bambino perso nella meraviglia dei riflessi nell’acqua di una pozzanghera al cranio di un minatore ripreso di spalle che porta incisi sulla propria carne gli stessi colori e ferite della terra sfruttata come miniera in una città della Polonia.
La guerra (localizzata in Ucraina ma metafora di qualsiasi conflitto) crea un legame tra i fumi di un bombardamento e i vapori di pentole abbandonate al buio in una casa senza umani perché altri umani hanno optato per la distruzione. Le ferite dello spazio intorno a noi e in noi diventano lucciole, punti di luce che incarnano la resilienza umana e naturale. Un viaggio nei temi che oggi chiedono impegno e risposte: la miseria delle popolazioni indigene, i conflitti, l’infanzia, il crollo dei sistemi economici, le tracce degli insediamenti umani e dello sviluppo industriale come lo scioglimento dei ghiacciai con conseguenze devastanti su popolazioni che non hanno più lo spazio vitale dove dare forma propria all’esistenza, la violenza delle bande, le terre di confine e le migrazioni. Non ci sono discorsi ma immagini che calamitano lo sguardo e invadono i corpi di chi si riconosce nell’appartenenza all’umanità: il pianto di chi ha perso una renna a cui ha dedicato cure e attenzioni, perché parte integrante del ciclo vitale; un papà accasciato ad un albero, esausto e disperato sotto gli occhi vigili e interrogativi di una bimba che lo accompagna nella fuga verso la terra delle occasioni migliori o umani come noi spaventati dai venti, portatori di sventure. Innumerevoli prove di esistenza inimmaginabili e impossibili se l’ambiente non continua a pulsare vita.
A vincere il premio della X edizione è stata la fotografa indiana Gauri Gill.
Da oltre vent’anni, con quello che lei chiama “ascolto attivo”, si dedica alle comunità che vivono nel deserto della parte occidentale del Rajasthan e nel Nord dell’India e negli ultimi dieci anni si è fatta anche portavoce degli esponenti dell’arte indigena del Maharashtra.
Vincitore del primo People’s Choice Award (prima volta del voto dal pubblico) il fotografo colombiano Federico Ríos Escobar. I suoi scatti ritraggono la straziante realtà dei bambini sudamericani figli dei migranti che intraprendono l’insidioso viaggio nel Corridoio del Darién, un arduo passaggio nella giungla quasi impossibile da attraversare al confine tra la Colombia e Panama.
Il Prix Pictet è stato istituito nel 2008 dal Gruppo Pictet, tra i principali gestori patrimoniali indipendenti in Europa.