Quella che vedremo su Rai1 stasera è la storia dell’arrivo della televisione, negli anni Sessanta, in una famiglia del Sud Italia: i Rondinone, proprietari di una grande masseria poco distante da Matera.
Il patriarca, Eustachio, lavora la terra e cura gli animali con i suoi quattro figli e le rispettive famiglie. È una vita dura, a volte durissima, ma per Pinuccio, 10 anni, è anche una vita intrisa di magia e di sogni, come quello di possedere un televisore che però, nel 1962, solo poche famiglie benestanti del paese possono permettersi. L’eroe di Pinuccio è zio Vincenzo, il più forte, il più simpatico, ma anche il più moderno e al passo con i tempi. Un giorno, durante il compleanno di nonno Eustachio, lo zio si accascia a terra. La diagnosi è grave: sclerosi multipla. Vincenzo è così costretto a smettere di lavorare nei campi e la sua prospettiva è quella di finire su una sedia a rotelle: cambia il suo sguardo sulla vita, cambia il suo sguardo sull’amore. Attraverso i Rondinone assistiamo al mutare dei tempi, a quel delicato passaggio che dalla civiltà contadina conduce all’industrializzazione e fa si che anche nel materano sorgano le prime fabbriche. Intanto, Pinuccio gioca a fare la televisione, fingendosi speaker dentro quel che resta di un apparecchio rotto. La malattia di Vincenzo, la morte improvvisa del patriarca Eustachio con le conseguenti liti per l’eredità, portano i Rondinone alla decisione di vendere la masseria. Pinuccio è preda di un grande sconforto ma, con la complicità dei cugini e l’aiuto dello zio, riesce a riunire la famiglia proprio grazie alla sua grande passione per la tv. “La luce nella masseria” è un film tv in prima visione, una produzione Èliseo Entertainment in collaborazione con Rai Fiction, prodotto da Luca Barbareschi per la regia di Riccardo Donna e Tiziana Aristarco, con protagonisti Domenico Diele, Aurora Ruffino, Renato Carpentieri, Giovanni Limite, Carlo De Ruggieri, Giusy Frallonardo si colloca nell’ambito delle celebrazioni per i settanta anni della televisione. Il 3 gennaio del 1954 la Rai inizia il regolare servizio di trasmissione su tutto il territorio nazionale. Nel 1965 gli abbonati saranno oltre 6 milioni. Ne abbiamo parlato con Riccardo Donna e Tiziana Aristarco, i due registi.
Com’è nata l’idea di questo film?
Aristarco: Tutto è partito da Saverio D’Ercole. Raccontiamo la storia della sua famiglia, una storia molto intensa a cui tiene molto. Si tratta di un film fortemente autobiografico.
Donna: E’ il progetto che stavamo aspettando, riprendendo da “Raccontami”, una serie tv a cui siamo molto legati. Anche questa volta la storia viene narrata con gli occhi di un bambino del 1962 con il suo taglio poetico.
Partiamo dal titolo. Qual è la luce di questa masseria?
Donna: La luce è la televisione accesa che illumina gli antichi spazi dove un tempo la famiglia di riuniva e che adesso invece si sta disgregando.
Come descrivereste questa famiglia del Sud Italia negli anni ’60?
Aristarco: Quella che vedremo in prima serata su Rai1 è una famiglia rurale che vive all’interno di una masseria; si tratta di una famiglia divisa tra chi è ancorato al passato e chi si sente sempre più vicino alla modernizzazione. E’ il periodo storico in cui si fugge dalle campagne per entrare in fabbrica. Ogni cambiamento porta insicurezza e il porsi dinnanzi alle novità con atteggiamenti diversi.
Vincenzo Rondinone, Imma, Pinuccio e nonno Eustachio. Come descrivereste questi personaggi?
Donna: Eustachio è il passato, la tradizione, il patriarca che non vuole lasciare il passo alla modernità. Imma invece è una giovane donna moderna che entra a far parte della famiglia Rondinone; vive da sola, è automunita e ha un lavoro. Vincenzo è il figlio più giovane ed il più forte nei campi ma poi si ammala.
Aristarco: Pinuccio è il piccolo di casa; è colui che vede dentro la scatola dei sogni che di fatto è la televisione. E’ il narratore della storia.
Quanto, secondo voi, c’è di noi, di tutti noi in loro?
Aristarco: E’ una storia universale; c’è un pezzo di tutti noi in loro, soprattutto negli occhi di chi ha vissuto in prima e in seconda battuta quanto raccontiamo.
Cosa cambia nella loro vita con l’arrivo della televisione?
Donna: Tutto. La televisione si mette nel bel mezzo di una famiglia non così unita come un tempo, o meglio i cui componenti sono molto diversi tra loro. Il piccolo schermo li trasforma e li unisce nelle loro diversità.
E oggi la tv è come quella di quegli anni o è cambiata? In cosa?
Aristarco: In tutto, direi. Siamo sempre soliti alla Rai e alla rivoluzione che ha portato ed è più che giusto. Oggi però ci sono anche le piattaforme anche di nazione diverse. La televisione tuttavia rimane la scatola della meraviglia, delle informazioni e degli approfondimenti.
Donna: Oggi, questa piccola scatola puoi portarla ovunque e sempre con te.
La fatica, la forza, la sofferenza, l’essere uniti, l’amore: avete portato in tv la vita. Raccontata come?
Aristarco: Ci siamo presi la libertà di raccontare questa storia con gli occhi di un bambino, oltre che affidandoci ai ricordi. Molti di noi quegli anni li hanno vissuti e non facilmente dimenticheranno quanto hanno sentito sulla propria pelle e visto con i propri occhi.
Cosa sperate sia arrivato in pubblico?
Donna: Una sola certezza, ovvero un’emozione fortissima con lacrime di gioia.
Aristarco: Riportare al centro il valore della famiglia perché è da essa che parte tutto. Farà bene al cuore.
Nuovi progetti?
Donna: Una serie tv per Netflix.
Aristarco: Il 5 settembre andrà in onda “La rosa d’Istria” con un lavoro di ben tre anni e “Mina Settembre 3”.