Si chiama Rio Ari O e vuole celebrare i 40 anni di carriera di Luca Carboni: stiamo parlando della mostra esposta al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, sita in strada Maggiore 34.
Fino al 9 febbraio 2025 sarà possibile visitare quattro stanze dedicate, in aggiunta a una installazione di ingresso, che ospitano l’arte prodotta in quattro decenni da Carboni.
Come ha spiegato il curatore – il giornalista e critico d’arte contemporanea Luca Beatrice – la mostra è l’espressione di una sinergia sviluppatasi in quattro decenni tra la sua musica e la sua arte visiva: una produzione composta da disegni, schizzi e dipinti, realizzati parallelamente alla carriera di cantautore, che svelano il processo creativo che gli ha richiesto ogni tour, concerto o, più semplicemente, ogni brano scritto e interpretato.
Due percorsi artistici ben distinti, dunque, ma sviluppatisi parallelamente nell’intero arco temporale di notorietà di Carboni: entrambi iniziati nel 1984, ai tempi del suo album di esordio …Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film.
Dal 1984 ad oggi l’artista ha realizzato dodici album in studio, un live e svariate raccolte. Nel frattempo, in solitudine, ha dipinto; realizzato opere installative; raccolto immagini: in tutti questi anni la musica ha ispirato in lui l’arte e viceversa.
Da una parte, un percorso alla luce del sole, in mezzo al suo pubblico; dall’altra, l’espressione della propria intimità, nel silenzio. Le due strade si sono incrociate soltanto nelle occasioni in cui Carboni ha disegnato le copertine dei propri album; o ha realizzato immagini per le proiezioni in alcuni tour; o ancora quando, nel 2004, ha creato una raccolta di schizzi nel libro Autoritratto.
L’esposizione è stata ideata e prodotta da Elastica, in collaborazione con il Settore Musei Civici Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, città creativa della musica Unesco. Consta di oltre cinquanta opere pittoriche che, come ha raccontato lo stesso autore, sono state ispirate dalle donne; dai portici e dalle chiese della sua amata Bologna; perfino dai cartelli stradali.
La mostra non si limita alle opere pittoriche dell’artista. I visitatori vi possono ammirare i suoi oggetti personali, le copertine di dischi, gli appunti e le memorie, i testi inediti scritti a partire dal 1984.
La sala finale a lui dedicata è una vera e propria sorpresa: un sound desing include canzoni note e inedite nonché audio provenienti direttamente dallo studio di registrazione, accompagnati da video clip e immagini pop.
L’intento di questa mostra è quello di far conoscere Luca Carboni anche nella sua parte più intima; quella cioè che non traspare dalle canzoni da lui scritte e interpretate.
Il titolo non è casuale: si tratta infatti del celebre ritornello del brano Ci stiamo sbagliando, tratto dal primo album e che fece conoscere l’artista in campo nazionale.
Per informazioni su costi e orari clicca qui. Chi è interessato può acquistare anche un catalogo in edizione limitata, numerata e firmata da Carboni (SEM editore, pp. 224, € 80); oltre a dischi 45 giri, vinili e CD in edizione speciale, numerati e autografati.
E non è tutto. Dall’8 gennaio 2025 il Portico del Pavaglione, situato lungo il fianco della Chiesa di San Petronio, adiacente a piazza Maggiore, accoglierà un ghost track della mostra riguardante gli autoritratti che l’artista ha stampato su larga scala, che verranno appesi alle chiavi di ferro degli archi del portico stesso.