Cosa farò da grande? Quando avrò un contratto a tempo indeterminato? Sono felice? Alcuni interrogativi che Manuela Fischietti ha lasciato sabato 24 febbraio 2024 al pubblico del teatro di Meano, quartiere nella zona nord di Trento. “Solo gli sfigati lavorano la domenica” è un monologo frutto anche dei molti anni che l’autrice-attrice ha svolto come orientatrice professionale al Centro per l’impiego, confrontandosi con diversa umanità e diversi interrogativi.
Si parte con le difficoltà professionali: cosa fare dopo la laurea? Si entra nel labirinto dei tirocini, dover dimostrare che si sa fare, con la massima disponibilità. Il tirocinio annuale nel supermercato, con lo scatolone nel compattatore che diventa motivo di sfogo di una quotidianità frustrante e monotona. La tristezza del tirocinio in tabaccheria, a distribuire “gratta e vinci” a persone che cercano la speranza nel gioco. Infine il momento di gioia quando arriva il lavoro che si avvicina alle capacità professionali: un ruolo da project manager, pieno di anglismi. Con contributi, ferie, permessi, come voleva papà. Ma la sigaretta in solitudine alla domenica in ufficio che riapre gli interrogativi esistenziali.
Poi c’è la storia della signora che fa la segretaria in uno studio dentistico e racconta dalla parrucchiera che il suo lavoro è un po’ in regola e un po’ a nero. Ed il “cosa fai di lavoro?” che diventa la seconda domanda che facciamo quando conosciamo una persona dopo il “come ti chiami?”. Il lavoro che diventa la misura della nostra vita, a 20, 30 e 60 anni, a seconda delle fasi e dei carichi famigliari. Si passa anche attraverso l’ansia del dover prepararsi per un colloquio, per saper rispondere al meglio alle domande che ti potrebbero fare. Anche quelle del selezionatore che prima ti chiede se sei sposata, se intenderai fare figli ed infine se sei libera stasera. Sul confine e ben al di là dell’illegalità.
Il testo originale di Manuela Fischietti, con drammaturgia e regia di Alessio Kogoj è una spassionata dichiarazione di delusione verso un mondo che ci vuole performanti, credibili, attivi, eroici, produttivi, anche quando il lavoro non c’è. Solo gli sfigati lavorano la domenica è un racconto tutto al femminile sulle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e non solo. Solo gli sfigati lavorano la domenica è un manuale di sopravvivenza per chi lavora, per chi continua a cercare lavoro, per chi vorrebbe cambiare lavoro, per chi non sa più lavorare. Solo gli sfigati lavorano la domenica è la domanda che supera sempre l’offerta ma è anche un atto d’amore verso il nostro io profondo, quell’io speranzoso che ogni tanto, stanco sul divano a fine giornata, torna a chiederci “Era questa la vita che sognavi da bambino?”. Parole, azioni, opere, omissioni e musica sintetica si inalberano sulla scena scandendo tempi di grande leggerezza e profonda riflessione. Uno specchio in cui ogni spettatore potrà riconoscersi al di là di ogni deformazione professionale e pura consapevolezza.