Questa sera in prima serata andrà in onda il nuovo film di Luca Manfredi, ovvero “Com’è umano lui”. Si tratta di un film che ripercorre la vicenda umana e l’ascesa di Paolo Villaggio, l’attore è entrato nella storia del nostro Paese per aver dato vita a personaggi iconici come Fantozzi o Fracchia. E’ una coproduzione Rai Fiction Ocean Production: il tv movie, alla cui sceneggiatura ha collaborato la famiglia Villaggio, è stato realizzato con il contributo del Pr Fesr della Liguria e con la collaborazione della Genova Liguria Film Commission e del Comune di Genova. Sceneggiato da Dido Castelli e Luca Manfredi, ripercorre come l’attore Paolo Villaggio sia riuscito a incarnare personaggi destinati a entrare nel mito del cinema italiano e nella cultura. In un ricco cast, troviamo anche un intenso Vincenzo Zampa nel ruolo di una persona molto legata al noto attore. Ne abbiamo parlato con lui.
Cosa ti ha portato ad accettare questo film?
Innanzitutto per Genova perchè è la città in cui sono cresciuto e in cui sono rimasto fino a poco prima di compiere i trent’anni; ho un grande affetto per lei. Ho detto sì per Paolo Villaggio, un gigante nella sua arte, e per Luca Manfredi con il quale avevo già lavorato.
“Com’è umano lui” è il titolo del film. Perché dargli proprio questo?
Abbiamo cercato di sottolineare la grande umanità di Villaggio, non dal punto di vista artistico ma dal punto di vita personale. Per fare quello che faceva, doveva esserlo. I suoi film sono ricchi di comicità; le risate non possono certamente essere trattenute; eppure, crescendo, emergono molti aspetti tragici. Il comico e il dramma infatti sono molto spesso legati.
Com’era la Genova di quegli anni?
Non ho vissuto quel periodo storico ma credo che la città conservi il suo fascino nostalgico, il suo essere chiusa tra mare e colline, tra sole e nuvole, il suo lento accogliere tutto ciò che è nuovo che è sospetto.
Mi racconti un po’ del tuo personaggio?
Sono la voce di coscienza, il grillo parlante. Sono il Rocciatore, sempre presente, la persona con la quale Villaggio si confida e con cui fa squadra. Racchiude tutti i suoi affetti, è la sua razionalità. E’ un ottimo ascoltatore, è una persona di cuore. Sul set portavo con me un orologio caricato a mano, in linea con la puntualità e la grande precisione di Paolo.
Chi era (è) Paolo Villaggio?
Un punto di riferimento. Ho fatto cabaret, motivo per cui so cosa vuol dire fare la gavetta. E’ una maschera umana bellissima, infinita ed è un po’ come tutti noi.
La sua forza qual è stata?
La sua grandezza è la sua osservazione talmente attenta da riuscire a riportare tanto di noi sul piccolo schermo, quasi come un riflesso di specchio. E’ di grande ispirazione.
Cosa continua a rappresentare?
Un’icona; ha creato una moda con i suoi modi di dire che ancora oggi usiamo.
Cosa ti piacerebbe arrivasse del film?
La sincerità e l’impegno di tutto il cast, la gradevolezza con la quale raccontiamo questo gigante, la semplicità e il piacere di aver ritrovato colleghi e amici.
Nuovi progetti?
L’8 giugno alle 21 all’Artemadia di Milano porterò in scena “Poesie dal basso” (in cui suonerò il basso) con la partecipazione di Ansiah. La consulenza artistica è affidata a Ksenija Martinovic, l’evento è presentato da FringeMI Festival e prodotto da Il menù della poesia.
GIULIA FARNETI