
Dacia Maraini e Fio Zanotti Pro Istituto Ortopedico Rizzoli

Sabato 22 marzo 2025 alle ore 17,30 all’Opificio Golinelli di Bologna si è tenuto l’evento benefico Ve lo racconto io… un passato presente, organizzato dall’Associazione Mario Campanacci.
La finalità è stata la raccolta di fondi da destinare alle cure dei malati di tumore muscolo-scheletrico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
La campagna è stata sostenuta da più di trecento persone, che hanno seguito con attenzione ed emozione le narrazioni dei relatori.
Filo conduttore del pomeriggio un dramma che non conosce tempo: la guerra. In particolare quella del passato, quale fonte di consapevolezza per evitare il suo ripetersi nel futuro.
Erano presenti ospiti di tutto riguardo, ognuno dei quali ha raccontato – chi le proprie, chi per interposta persona – i drammi vissuti durante i due conflitti mondiali.

Dacia Maraini: la bambina nel campo di prigionia giapponese
Innanzitutto, Dacia Maraini, scrittrice, poetessa e saggista, ha emozionato il pubblico con il racconto della propria esperienza di bambina – aveva appena 7 anni – rinchiusa nel 1943 in un campo di prigionia in Giappone, insieme alla sua famiglia.
Maggiore di tre sorelle la sua detenzione, al limite della sopravvivenza umana, fu ordinata dal regime fascista italiano a seguito del rifiuto di entrambi i genitori di aderire alla Repubblica di Salò.
Il padre, l’antropologo Fosco Maraini, fu il primo a essere interrogato al riguardo e, fin da subito, espresse il proprio parere negativo al riguardo.
La madre, l’artista Topazia Alliata, fu sentita separatamente: la sua risposta fu la medesima. Le fu fatto notare che la sua scelta avrebbe avuto una conseguenza diretta sulle figlie e le venne proposto di farle vivere in un orfanotrofio. Lei volle invece tenerle con sé. Qualche tempo dopo quello stesso istituto venne bombardato e non rimasero superstiti.
Topazia condivise così una prigionia durissima con le tre figlie: il pasto era spesso costituito da qualche chicco di riso e ciò comportò loro, oltre alla sofferenza della fame, anche malattie legate a un’alimentazione insufficiente.
Terminata la guerra, poterono riunirsi al padre per poi rientrare tutti insieme in Italia circa un anno più tardi.
L’esperienza vissuta a soli 7 anni dalla Maraini è però rimasta nitida nei meandri della sua mente e in questo tempo presente, in cui si è tornati a parlare di guerra, si è trasformata in una biografia dal titolo Vita mia, pubblicato da Rizzoli Libri nel 2023; libro dal quale sono stati letti alcuni brani toccanti, a cura dell’attrice teatrale e regista Valentina Todaro.
Patrizia Tomba e il ruolo dell’Istituto Rizzoli nella Grande Guerra
Il secondo intervento è stato quello di Patrizia Tomba, responsabile della Biblioteca Scientifica dell’Ospedale Rizzoli.
Focus della sua presentazione è stato l’Istituto Ortopedico Rizzoli ai tempi della Prima guerra mondiale e la sua trasformazione in itinere secondo le esigenze che emergevano giorno per giorno.
Per esempio, la sacrestia fu trasformata in sala d’istruzione per il personale infermieristico mentre i lunghi corridoi dell’antico convento divennero una mensa.
La Tomba ha poi rappresentato il fondamentale ruolo del professor Vittorio Putti, nominato nel 1915 primo “direttore unico” – carica che racchiudeva quelle di “direttore tecnico” e di “direttore clinico” – dell’Istituto Rizzoli.
Recatosi a Parigi l’8 ottobre dello stesso anno, presso la Maison Claverie notò arti artificiali poco pratici; presso Mallet e Guillot vide invece protesi in cuoio mentre all’Hunger Company rimase affascinato da quello che definì un “meraviglioso” arto artificiale americano in legno.
L’anno successivo venne fondato l’Istituto Sperimentale della Protesi degli Arti, per volere di Putti e di Silvio Canevazzi, direttore della Scuola di Applicazione degli Ingegneri.
La notorietà di Putti assunse carattere internazionale: fra gli altri, intrattenne rapporti anche con i responsabili del Corpo Medico delle Forze Armate Alleate.
Da inizio guerra fino al 1920 la produzione dell’Officina ortopedica Rizzoli iniziò a competere con le industrie nazionali e perfino estere, avendo al suo attivo n. 8.500 apparecchi di protesi, n. 6.100 calzature e n. 2.200 apparecchi ortopedici.
Un altro risultato importantissimo raggiunto dall’Istituto Ortopedico Rizzoli fu quello di far incontrare Priamo Brunazzi e Giuseppe Balestrazzi, che avrebbero poi fondato l’Associazione tra Mutilati, Invalidi e Vedove di Guerra.
Simone Zacchini: la Seconda guerra mondiale secondo Pier Paolo Pasolini
L’ultimo intervento è stato quello del professor Simone Zacchini, ricercatore all’Università di Siena (nell’immagine insieme a Fio Zanotti), che ha illustrato il secondo conflitto mondiale attraverso gli occhi di un giovane che dal 1940 al 1943 si dedicò alla scrittura e alla poesia: Pier Paolo Pasolini.
Nato e vissuto a Bologna nella prima parte della sua vita, si era poi trasferito a Casarsa della Delizia (Pordenone), il paese natio della madre.
Arruolatosi successivamente al 1941, l’8 settembre di due anni dopo sfuggì ai tedeschi che avevano catturato il reparto in cui combatteva.
Tornato a Casarsa della Delizia, il mese successivo affittò una stanza a Versuta e aprì una scuola destinata ai ragazzi che non potevano raggiungere Pordenone o Udine; scuola che però venne chiusa dal Provveditore agli Studi appena un mese più tardi.
Ma Pasolini non si diede per vinto e, con la madre, ne aprì un’altra all’interno della loro casa.
La sua arte, che intanto proseguiva sotto forma di spettacoli musicali e testi teatrali, si interruppe bruscamente nel giugno 1945, a seguito della morte in guerra del fratello Guido.
Dopo quel terribile lutto personale Pasolini visse fino all’ultimo dei suoi giorni accompagnato da un dolore che gli cambiò radicalmente l’esistenza e il suo pensiero.
Il genio musicale di Fio Zanotti
L’evento si è concluso con un momento musicale di grande impatto, a cura di Fio Zanotti, musicista, compositore, arrangiatore, produttore e direttore d’orchestra italiano.

La sua abilità – l’artista si è esibito simultaneamente nella tastiera e nell’armonica a bocca, strumento che ha imparato a suonare a soli 4 anni – ha permesso di trasformare, personalizzandoli, brani conosciuti al grande pubblico, ivi compreso uno dell’indimenticabile Ennio Morricone.
Nel nostro podcast un contributo suo e degli altri protagonisti dell’evento.
I dati tecnici forniti sono a cura della Biblioteca Scientifica dell’Ospedale Rizzoli.
Le immagini dell’autrice insieme a Dacia Maraini e a Fio Zanotti sono a cura di Giovanni Frenda.